Io, straniera entrata nel cuore del “Vulcano ricoperto di neve”
La casa de “Le General”, come la moglie chiamava il Generale Giap, era una grande casa colonica francese nel centro di Hanoi, tanto maestosa dal di fuori quanto austera al suo interno. «Come in ogni Paese comunista non importa quanto tu sia un eroe nazionale pluridecorato, un grande stratega che ha riunito un Paese: il tuo salotto sarà sempre uguale a quello di chiunque altro». La giovane fotografa americana Catherine Karnow era arrivata a casa Giap in un pomeriggio afoso del luglio 1990. Era il primo viaggio in Vietnam, il primo ritorno in Asia dopo la sua partenza da Hong Kong dove era nata e cresciuta prima di rientrare negli Stati Uniti con la famiglia e con il padre, Stanley Karnow, premio Pulitzer, corrispondente di e del
durante la guerra in Vietnam. Catherine era atterrata con l’intenzione di ritrovare un luogo che aveva significato molto per la propria famiglia (il libro del padre,
è stato pubblicato in tutto il mondo, edito in Italia da Bur), un luogo che da sempre occupava le conversazioni intorno alla tavola e si trovò, invece, a conquistarne un’altra. La famiglia che fu conquistata da subito da questa fotoreporter in missione ad Hanoi era la piu importante del Vietnam post guerra. «Erano i Kennedy locali, il punto più alto della società, e in pochi minuti dal mio ingresso nella loro casa mi ritrovai a parlare di delfini e balene con la moglie del Generale Giap, colui che aveva sconfitto prima i francesi e poi gli americani, in attesa che si raffreddasse il tè», ricorda. Quel giorno, Catherine era nervosa. «Avrei dovuto ritrarre il “Vulcano ricoperto di neve”, come i francesi avevano soprannominato Giap per la sua chioma bianca e il temperamento esplosivo, e in quella casa non c’era luce naturale. Era tutto molto piatto. Mi alzai e cominciai a gironzolare, dovevo trovare il punto giusto. Notai un raggio di sole che scendeva lungo una scala di legno. Senza pensare chiesi al Generale se potesse raggiungermi per scattare una foto esattamente lì e lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, si alzò dalla sua poltrona senza alcuna obiezione e