August Sander
Tutti perfetti. Svelando le follie della teoria sulla razza ariana
August Sander nasce nel 1876, qualche anno dopo il Secondo Reich, ovvero la Germania unificata nel 1871 dalla strategia di Otto von Bismark. Nasce a Herdorf, un borgo industriale il cui orizzonte è disegnato dalle miniere di ferro dove lavora il papà e pure August prima di incappare nella fotografia: assiste un professionista giunto per documentare i pozzi della regione e da lì comincia a fotografare gli operai che gli suggeriscono lo stile e l’idea di una vita. Il suo progetto, che dal 1911 chiama Uomini del XX secolo, lo assorbe per 40 anni e si traduce in un catalogo fisiognomico della società tedesca che, con teutonica precisione, suddivide in sette sezioni: gli Agricoltori, i Commercianti, le Donne, le Professioni, gli Artisti, la Città e gli Ultimi che comprendono gli anziani, i disabili, gli squilibrati, i moribondi e i morti. Sarà costretto ad ammettere ulteriori sotto- categorie, tra cui Quelli che bussano alla mia porta, per completare ciò che lui definisce il campionario umano della Repubblica di Weimar, ossia l’ammaccata società tedesca emersa dalla pace draconiana dopo la Prima Guerra Mondiale.
Realismo e nazismo. Un intento innocuo, uno stile candido che la collettività che si appresta ad accogliere il nazismo interpreta come un atto sovversivo: infatti il fenotipo dell’ideologia estrema, da cui poi scaturisce la Seconda Guerra Mondiale, è messo in crisi dal realismo
In alto da sinistra: il Pasticciere, 1928; la Segretaria presso
la Stazione della Germania Occidentale
a Colonia, 1931; Giovani contadini, 1914 (fotografati con l’abito della festa). Qui
a fianco, il Soldato, 1940 circa. L’inchiesta accurata della società, prevedeva di includere
anche coloro che indossavano la divisa nazista. Quest’ultima
foto è parte del portfolio
nell’ambito del gruppo di Sander i cui soggetti troppo spesso contraddicono il concetto di purezza ariana poiché non sono biondi, non hanno gli occhi azzurri e abitano in un universo che include disabilità fisiche e mentali. Proprio gli incidenti di percorso che i nuovi leader vogliono negare e quindi sopprimere. Il fotografo è figlio di una società, quella del XIX secolo, che vanta interessi scientifici ed enciclopedici, oltre a uno slancio progressista, che stride con la conservazione di un’ipotetica razza. In pratica le sue fotografie traghettano un Paese da un’era all’altra, dalla Repubblica al Nazismo e sono intrise di una malinconia che nasce dalla consapevolezza sempre meno inconscia che qualcosa di tremendo, persino peggiore