Corriere della Sera - Sette

Il trionfo di Gallipoli, boomerang per Erdogan

La festa per la vittoria sugli Alleati, celebrata in concomitan­za con armeno, solleva polemiche. E rischia il flop

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Solennità legittima o manipolazi­one della storia?

ce Erdogan sceglie di fissare le cerimonie, guarda caso, proprio in concomitan­za con la giornata tradiziona­lmente dedicata alla memoria del genocidio armeno. Una mossa che ha sollevato critiche durissime da parte della comunità armena, la quale accusa il leader turco di voler in questo modo mettere in ombra un capitolo della storia nazionale che vorrebbe totalmente dimenticat­o, cancellato. Il sospetto è legittimo: che l’hubris della memoria della vittoria e il permanere dell’ampio consenso goduto tra l’elettorato turco, abbiano spinto Erdogan a compiere un passo più lungo della gamba? Il problema per lui e il suo partito è che sino ad ora solo cinque degli oltre cento tra leader e capi di Stato stranieri invitati alla “festa” di Gallipoli hanno confermato la loro presenza. L’iniziativa rischia il flop, almeno per come la vorrebbe Ankara. I nemici di cento anni fa, in particolar­e inglesi, australian­i e neozelande­si, intendono condurre cerimonie separate alla memoria dei loro caduti in concomitan­za con l’anniversar­io dell’inizio degli sbarchi il 25 aprile 1914. Tanto sicuro di se stesso si dimostra però Erdogan che ha invitato persino il presidente armeno, Serge Sarkisian, il quale in una lettera di risposta del 16 gennaio, poi resa pubblica, ha direttamen­te puntato il dito sulla piaga. Si legge: « La Turchia continua la sua convenzion­ale politica negazionis­ta e sta mettendo a punto la strumentaz­ione volta a distorcere la realtà storica » . Quanto alla coincidenz­a tra le date del lutto armeno e delle battaglie di Gallipoli, Sarkisian denuncia: « Quale è il proposito di tutto ciò, se non distrarre l’attenzione mondiale dal centesimo anniversar­io del genocidio armeno? » . Tanto aspri sono stati i toni e le reazioni delle associazio­ni internazio­nali per la difesa dei diritti umani che in un primo tempo sono diffuse voci, riprese anche dal quotidiano turco Zaman, per cui Erdogan avrebbe deciso di rivedere i programmi. Ma a fine febbraio il governo turco ha confermato il calendario così come già annun-

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