Umberto Broccoli
E passo dopo passo, come pellegrini,
Frequentando le università medievali abbiamo incontrato tanti studenti con poca voglia di studiare, i chierici vaganti, i goliardi. E ci siamo resi conto di come si formi allora il concetto di giovane come persona vagante, vagamente fuori dagli schemi. Non è ragazzo, non è adulto. Non è inserito nel mondo del lavoro, perché occupato formalmente a studiare: di fatto con poca voglia e tempo di farlo. Un quasi. Quasi uomo, ma anche quasi mascalzone, poiché non lo è del tutto: impegna il suo tempo libero con vino, carte e donne tentando di averne sempre di più. Un bamboccione mantenuto dalla famiglia alla quale faceva arrivare notizie rassicuranti sull’impiego del suo tempo libero e non libero. Per poi fare il contrario. E qualora non fosse riuscito a chiudere regolarmente il corso dei suoi studi, ci sarebbe stato sempre a disposizione il ricovero offerto dal mondo dello spettacolo: il chierico vagante vagava fin quando non fosse diventato giullare, mettendo la sua cultura al servizio dell’intrattenimento. Chissà quale storia nasconde questa lettera scritta da un padre ad un figlio troppo studioso. « Mi dicono che, contro ogni consuetudine, ti alzi dal letto prima del suono della campana per studiare, che sei il primo a entrare a scuola e l’ultimo ad uscirne. E dopo, ritornato a casa, ripeti per tutto il giorno ciò che hai appreso a lezione. Pensi continuamente anche mentre mangi e anche nel sonno sogni discorsi e ripeti le lezioni, muovendo la lingua anche mentre dormi. Dovresti considerare che ogni cosa troppo gonfia è facile a scoppiare e che occorre saper discernere. Fra il troppo e il troppo poco. La natura li condanna entrambi e pretende moderazione. Molti infatti per eccesso di studio incorrono in malattie incurabili, per le quali alcuni muoiono e altri, disperse le loro essenze umorali, si consumano giorno dopo giorno, il che è ancora peggio. Altri poi diventano pazzi e trascorrono la loro vita nel riso o nel pianto. Altri si rovinano il nervo ottico da cui passano i raggi visivi e diventano ciechi. Ti supplico dunque o figlio, di trovare il giusto mezzo nello studio perché non vorrei che qualcuno poi mi dicesse: “Ho saputo che tuo figlio è ritornato cinto dal serto della scienza” e io fossi costretto a rispondere: “In