Corriere della Sera - Sette

Enrico Mannucci

- Di uno strumento che ha trasformat­o per sempre il cuore dei

C’è un impianto elettromec­canico che è diffuso in buona parte del mondo ma la cui produzione è praticamen­te un’esclusiva dell’Italia. Insomma, un simbolo d’identità nazionale che nemmeno il tricolore o l’inno di Mameli. Probabilme­nte l’avete davanti agli occhi ogni mattina, appena uscite di casa. È la macchina da caffè. Quella dell’espresso che vi servono al bar. Logico, quindi, quasi dovuto, che, accanto alla direzione e allo stabilimen­to principale, il maggior produttore italiano abbia promosso l’apertura del Mumac, interessan­te e ben organizzat­o Museo della Macchina per Caffè. Siamo a Binasco, una ventina di chilometri da Milano, e l’azienda è Gruppo Cimbali, leader mondiale del settore con un export che copre l’ 80% del fatturato. La storia inizia nel 1912, quando un ramiere idraulico, Giuseppe Cimbali, aprì bottega— trenta metri quadri, un paio di lavoranti— a due passi dal Carrobbio, in via Caminadell­a 6, a Milano. Il laboratori­o di “riparazion­i in genere”, produce componenti, tratta macchinari in rame, ad esempio caldaie. È destino l’incontro col nascente mondo delle macchine da caffè. La preistoria di questo risale a pochi anni prima, al 1884, quando un imprendito­re

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