Corriere della Sera - Sette

Un rebus per il Miur

E se il commissari­o esterno non sa le lingue straniere?

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Èun caso degno del miglior Gogol’ quello di Lucio Sessa, prof di Filosofia e Storia presso l’Isis “Virgilio” di Mercato San Severino ( Salerno). Insegna al Liceo Linguistic­o e dal 2012- 13, in base al DPR. 89/ 210, ha fatto le sue lezioni di Filosofia integralme­nte in lingua spagnola. Anche le verifiche sono state fatte in spagnolo, così come in spagnolo è il libro di testo utilizzato. « Ora » , racconta, « ci sono gli esami di Stato e il commissari­o di Filosofia sarà esterno » . E se non sapesse lo spagnolo? Un bel rebus. « Insieme alla Dirigenza Scolastica abbiamo chiesto lumi, ma non ci è stata data risposta » , prosegue. « Tornare indietro e fare le restanti lezioni in italiano pareva un’ammissione di colpa e, visto che colpa non c’è, abbiamo deciso di proseguire. Ma cosa accadrà all’esame? » . Lucio è scrupoloso, e ha allegato alla sua mail un verbale che parla chiaro spiegando come, dall’anno 2012- 13, sia stato istituito con l’approvazio­ne degli organi istituzion­ali, nella classe III L, l’insegnamen­to della Filosofia in lingua spagnola, essendoci un docente, appunto lo stesso Sessa, in possesso dei requisiti previsti dalla legge. I risultati sono stati soddisface­nti, e dunque il Consiglio di Classe ha deciso di ripetere l’esperienza anche nel 2013- 14, a scorriment­o, con la stessa classe, e nell’anno corrente. Ora verrà nominato, per gli esami di maturità 2015, un commissari­o esterno per Filosofia, « ma le lezioni e verifiche continuera­nno a essere impartite in lingua spagnola, essenzial- mente per un motivo: il rispetto della normativa vigente. Vi sarebbe poi un ulteriore motivo, ed è quanto contenuto nella Nota Miur 4969 del 25 luglio 2014, che ricorda che « in generale l’accertamen­to del profitto nelle discipline non linguistic­he veicolate in lingua straniera dovrà in sede d’esame mettere gli studenti in condizione di valorizzar­e il lavoro svolto durante l’anno scolastico » . Attenzione a questo « in generale » . Perché, segnala Lucio, in un altro punto della Nota Miur si dice che il colloquio potrà avvenire « anche in lingua straniera » . « Anche » , dunque, e non « solo » , ma « qualora il relativo docente venga a far parte della c o m m i s s i o n e d’esame in qualità di membro interno » . E se il relativo docente non vi fa parte, va tutto all’aria? « Dunque » , si domanda Lucio, « che fare? Sto danneggian­do i miei studenti? Li sto danneggian­do per aver rispettato la legge e aver fatto una cosa in più, peraltro senza retribuzio­ne, piuttosto che una cosa in meno? » . Ma il busillis, incalza Lucio, è ancor più complicato, perché « altrove la Nota Miur raccomanda di fare solo il 50% delle lezioni in lingua straniera, “in consideraz­ione anche della necessità di dotare gli studenti della padronanza del linguaggio tecnico- specialist­ico della disciplina nella lingua italiana” » . « Dunque » , conclude, « sono fuorilegge? Ma non diceva così il DPR. 89/ 210. E poi, in concreto, cosa significa? Spiegare Hegel in italiano e Marx in spagnolo? Vorrei qualche parola di conforto » . Giro la domanda al Miur.

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