Corriere della Sera - Sette

Secondo una lettrice le biblioteca­rie non possono somigliare a Catherine Deneuve

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IN HOC SIGNO. Scrive Edoardo Frassetto: « Salve. Sarò brevissimo. Ho sposato una grafica e ho sempre pensato che l’impatto visivo sia importante. Una bella copertina, sia che si parli di un libro che di un disco, aggiunge per me valore all’opera. Credo che la copertina del nuovo libro di Missiroli non renda giustizia alla sua scrittura e al suo talento. La trovo asettica » . Non ho sposato una grafica e trovo che l’impatto visivo abbia una sua importanza ma senza esagerare. La copertina di Atti osceni in luogo privato è un particolar­e dell’opera Holy Cross (in hoc signo vinces) di Erwin Blumenfeld e mi pare molto adatta allo spirito e allo stile del romanzo ( che ha una certa ribalderia forse un po’ trascurata finora nei commenti e resa bene dall’idea di Blumenfeld). Difficile trovare di meglio e di più calzante.

VIVE MISSIROLÌ. Scrive Barbara Bravi: « Ho letto il libro di Missiroli e trovo osceno ( questo sì) che si scriva che è meglio di Roth. La gente si è rincretini­ta. È vero che gli scrittori italiani bravi sono pochi ma gli osanna al giovane Libero mi sembrano esagerati. È un bel romanzo di formazione che si legge facilmente. Ogni tanto una canzone e un autore. Classici, così non si sbaglia. Un “Vive la France” a tratti fastidioso, con la biblioteca­ria che sembra Catherine Deneuve. Invece volevo segnalarle, ma spero lo conosca già, un irresistib­ile David Sedaris. Esploriamo il diabete con i gufi è divertente e spiritoso. Sembra Bryson un po’ più giovane » . Sedaris? Ma sta parlando sul serio? A Roth, Missiroli piacerebbe.

INTENDITOR­E. Scrive Giuseppe Lo Re: « Ho letto l’ultimo romanzo di Missiroli: C A P O L A V O R O. E bello, struggente. Grande scrittore » . Sedaris?

UNA TANTUM. « Buondì, “Piaceri & Saperi Libri”, avete pubblicato le stesse recensioni della settimana scorsa. Luca Gozzoli » . E se ne accorge solo stavolta?

ULTIME PAROLE. Roberta Pallavidin­i, che trova noioso Houllebecq ( e ho detto tutto), scrive: « Adorabile D’Orrico, ma se l’annoia tanto la corrispond­enza con me, perché la pubblica? Per avere l’ultima ( pungente e sarcastica) parola? Troppo facile » . Ecco, ho lasciato a lei l’ultima parola. P. S. Tutto qui? Mi sarei aspettato di meglio.

LATINORUM. « Sono un lettore accanito e seguo la sua rubrica. Ho letto Il cardellino di Donna Tartt. Mi lasci dire che ha un inizio originale e travolgent­e, le ultime tre pagine di grande contenuto psico- filosofico, ma il resto è lento, ripetitivo come thriller e nulla aggiunge al quadro sociale USA e alla vita del bambino, incontrato al museo, che si perde tra i contesti familiari e i cattivi incontri giovanili. Qualcuno ha detto che il romanzo è un affresco di letteratur­a francese, inglese e americana, se ricordo bene; a mio avviso, l’autrice si è smarrita nel lungo percorso e il libro non mi sembra un capolavoro. La mia resta un’opinione e de gustibus non est disputandu­m. I più cordiali saluti. Antonio Sereno » . # antoniosti­asereno Donna Tartt non scrive per aggiungere qualcosa « al quadro sociale USA » , nessuno scrittore vero si preoccuper­ebbe di una sciocchezz­a del genere. Riguardo ai gustibus, poi, non si fidi delle frasi fatte: se c’è una cosa che è disputandu­m sono proprio loro.

adorrico@rcs.it

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