Corriere della Sera - Sette

Mangiare con gli occhi.

Il rapporto tra uomo e cibo, i nuovi utensili da cucina. Inaugurate due mostre alla Triennale di Milano

- Di Maurizio Cucchi Silvia Nani

Oggi il saluto più diffuso è “salve!”, il che, per i giovani risulta normale, mentre per i maturi e anziani fa un po’ ridere o dà fastidio. Come mai tanti “salve”, e non più “buongiorno”, “buonasera”? Molti ti dicono: «È una forma intermedia tra il saluto confidenzi­ale e quello più formale». Altri ricordano IL CIBO E LASUACAPAC­ITÀdi incidere in modo totale sulle nostre vite. Questa la sensazione per i visitatori che, entrando alla Triennale di Milano, scoprirann­o quanto gli oggetti legati intrinseca­mente a quest’ambito da sempre sappiano dialogare con la creatività. Il percorso inizia con Arts & Foods ( a cura di Germano Celant, allestimen­to di Italo Rota, fino all’ 1/ 11), unica area tematica di Expo Milano 2015 in città: 7.000 mq tra interno e giardino raccontano l’evoluzione della relazione uomo- cibo, dal 1851 a oggi, attraverso oggetti da ogni provenienz­a e multiformi testimonia­nze d’arte. Poi, al Triennale Design Museum, con il nuovo allestimen­to Cucine & Ultracorpi ( a cura di Germano Celant, fino al 21/ 2/ 2016), in una serie di zone aperte introdotte dalla Futuro House, unità abitativa prefabbric­ata del 1968, si snoda la visione magica di elettrodom­estici “alieni” che a poco a poco si sono sostituiti agli utensili da cucina: un paesaggio domestico ambiguo narrato, per episodi, da 350 opere della collezione permanente del museo stesso e linguaggi che vanno dall’horror al fumetto. Il cibo è solo evocatoma emerge, incredibil­mente, ancora più forte. con giubilo la sua origine latina. La spiegazion­e forse è diversa, ed è nelle cattive traduzioni dell’inglese di tanti film americani di una volta. Ve lo immaginate, negli anni 50, un avvocato illustre che saluta un altrettant­o illustre collega con un “salve”? Implausibi­le, allora, nella nostra lingua, ma nei film era così. Niente “ciao” o “buongiorno”, ma uno stentoreo e goffo “salve”. E allora, visto che l’uso vince e domina, ricolleghi­amo questo saluto alle sue più nobili origini, con il «Salve Piemonte!» del Carducci, o, rivolto alla luna, con Leopardi ( La vita solitaria): «Salve, o benigna / delle notti reina».

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