Corriere della Sera - Sette

Come sono belle le miserie della tv intelligen­te

La sfida tra vecchie reti in crisi e nuove arrembanti è al bivio: meglio una gara di grigliate di carne o Marco Paolini?

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Anche i più solidi e storici capisaldi della tv generalist­a italiana, soprattutt­o quella cosiddetta “intelligen­te”, soffrono di una crisi epocale: basti pensare all’annunciato addio di Michele Santoro e alla flessione dei programmi d’informazio­ne di genere “approfondi­mento”. Non è solo una questione di audiencema anche di peso oggettivo sul mercato culturale e sulla formazione dell’opinione pubblica. Paradossal­mente, a volte la risposta a questa sfida impossibil­e è nella vuota rincorsa al “generalism­o”, ed ecco, per esempio, gli ospiti di varietà accomodati sulle poltrone dei talk politici del martedì sera, oppure Fabio Fazio ( al centro) e i suoi autori che rincorrono l’ospitata dei francoboll­i pop con cui risalire di un punto o due per cento lo share perduto. Al cambio di stagione il fenomeno diventa ineluttabi­le. Nel mese di aprile, come si evince dal trend degli ultimi anni, in Italia comincia la crescita degli ascolti della tv “non generalist­a”, che ha il suo picco ad agosto, quando le due aree del mercato televisivo quest’anno potrebbero arrivare quasi a dividersi perfettame­nte gli spettatori ( nel 2014 le “altre tv” rispetto alle reti maggiori di Rai, Mediaset e La 7 hanno toccato, per la precisione, quota 46,8). Sommato al trend di consumo compulsivo in streaming e non lineare delle serie americane, il boom delle altre tv riscrive completame­nte il panorama e le stesse categorie di riferiment­o del pubblico televisivo. Siamo entrati in una realtà di numeri che sono radicalmen­te diversi, se pensate anche solo che il canale più seguito è Real Time che, stando a un’analisi della struttura Vivaki del gruppo Publicis sui dati 2014- 2015, è in cima alla top ten dei più visti con circa 157 mila spettatori nel minuto medio. Sì, avete capito benissimo: 157 mila! In questo nuovo mondo televisivo si può urlare al successo se un programma supera il milione di spettatori, destino che finora tocca giusto alla gara di pasticceri­a o di grigliata. Il secondo canale delle altre tv, che programma solo film, ed è Iris di Mediaset, vanta 148 mila spettatori nel minuto medio e il titolo che spopola, un classico vecchio western di Sergio Leone, nonarrivan­emmenoall’uno e mezzo per centodi share e ai 500 mila spettatori. Tanto per prendere un termine di confronto, va decisament­e meglio una tv generalist­a anche minore, come La 7, quando fa per bene concorrenz­a alle altre tv con una proposta davvero “intelligen­te”, come è successo a inizio marzo con la riproposta dello spettacolo teatrale cult I Miserabili di Marco Paolini ( 548 mila, con 2,28 per cento di share) a sfidare la serata dei kolossal pop C’è Posta per Te e Notti sul Ghiaccio. Se poi prendiamo il caso di Sky è ancora più evidente quanto andrebbero riscritte da zero le regole del gioco televisivo, se si urla al trionfo per la prima di Italia’s Got Talent a un milione e 113 mila spettatori ( anche se valessero un euro a testa non ripaghereb­bero nemmeno il cachet di Bisio o della Littizzett­o!) o per l’esordio di una serie interessan­te come 1992 con 725 mila teste Auditel davanti.

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