La Resistenza dei grandi scrittori
Un florilegio di romanzi. Si comincia con Unaquestioneprivata
Sono passati più di settant’anni dai fatti della Resistenza. Secondo una logica da diritto d’autore, potrebbero essere interpretabili senza pagare, diciamo così, dazio. Del tutto ragionevole, allora, che qualcuno decida di guardare a quegli anni con i propri occhi. Come Giacomo Verri, autore di Partigiano Inverno, Nutrimenti editore, e prossimo alla pubblicazione di Racconti partigiani per la Biblioteca dell’Immagine di Pordenone. Se poi hai la fortuna di nascere nei luoghi che fecero la Resistenza dalla fine del ’ 43 alla primavera del ’ 45 del secolo scorso, scriverne può essere l’occasione per rifarsi ai padri letterari della Guerra di liberazione nazionale. Nel caso di Verri, 36enne professore di Lettere nella scuola media della sua città, Borgosesia, in Piemonte, è stato un uomo di provincia, piemontese come lui. « Parlando di letteratura della Resistenza, Beppe Fenoglio è il mio riferimento letterario per eccellenza: anche se ha vissuto dall’altra parte, ad Alba, nelle Langhe, direi che le vicende accadute nella nostra Valsesia, per enfasi e tragicità si somigliano tantissimo » , osserva Verri. Parte proprio da Fenoglio, dal suo romanzo postumo, Una questione privata, la nuova collana del Corriere della Sera, la “Biblioteca della Resistenza”, a cura di Aldo Cazzullo e accompagnata dalla presentazione di altre grandi firme e collaboratori del quotidiano. Nella “Biblioteca” - in edicola dal prossimo 11 aprile, al prezzo speciale di 1,90 euro, escluso il costo del quotidiano - in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione, troveremo autori come Italo Calvino, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Elsa Morante e tanti altri protagonisti e testimoni di quei giorni di battaglie e speranze.
Morire per un ideale. « Se dovessi riandare con la memoria ai fatti dellaResistenza, il filo rosso ideale sarebbe rappresentato dalla mia maestra elementare, la signora Nadia, figlia di Cino Moscatelli, eroe partigiano nato e vissuto dalle mie parti » , ricorda Verri, il quale rimaneva incantato a immaginare, da bambino, le avventure di quegli uomini pronti a morire per un ideale. « Pensandoci bene, è molto spesso una questione anagrafica: perché, se al giovane Calvino potevano affascinare le storie esotiche di Conrad o le avventure salgariane, quando ero bambino io, le eroiche storie partigiane sono state il pane della mia fantasia » , osserva lo scrittore con la fissa per Fenoglio. « Dell’autore del Partigiano Johnny, ho sempre apprezzato quel modo di sentire la presenza umana sulla terra, la capacità di recuperare nella vita quotidiana i ricordi che rendono eccezionale il senso di una esperienza » . Due aspetti che il giovane scrittore piemontese ritrova anche nelle scelte stilistiche della prosa fenogliana. « Il suo è un continuo monumento alla parola, dopo pagine e pagine di appunti e rifacimenti: del resto, lo stesso Fenoglio ha sempre dichiarato che nessuna pagina veniva su senza difficoltà » . In questa sorta di indagine intorno all’autore di Una questione privata — accompagnata, nell’edizione del Corriere, da una introduzione di Gabriele Pedullà— Verri ha finito per sentire i testimoni oculari di quel mondo fenogliano. « Forse una delle immagini più belle per descriverlo, appartiene a un contadino, un conoscente dello scrittore, il quale, un giorno ha detto: se Fenoglio non l’avesse vissuta, la Resistenza, l’avrebbe inventata, tanto l’amava » . Per la fine di aprile, nella sua scuola, Verri ha organizzato un ciclo di incontri dal titolo, “Le donne e la Resistenza”. Tra le invitate, Wanda Canna, in quei giorni di più di settant’anni fa una giovane staffetta partigiana. Wanda oggi ha 92 anni, più o meno la stessa età che avrebbe avuto Fenoglio.