Ciò che conta è il viaggio, non la meta
Tra i molteplici miti letterari, quello di Ulisse è forse uno dei più diffusi. In ogni epoca, il viaggio dell’astuto re di Itaca ha offerto preziose occasioni per riflettere sulla conoscenza, sull’esplorazione dell’ignoto, sulla sfida del limite, sullo scontro con il divino, sul “nostos” ( il ritorno), sull’incontro con l’ “altro”. In questa splendida poesia giovanile ( 1911), Kavafis si ritaglia uno spazio tutto suo,
« Tienila sempre in mente, Itaca./ La tua meta è approdare là./ Ma non far fretta al tuo viaggio./ Meglio che duri molti anni;/ e che ormai vecchio attracchi all’isola,/ ricco di ciò che guadagnasti per la via,/ senza aspettarti da Itaca ricchezze.// Itaca ti ha donato il bel viaggio./ Non saresti partito senza di lei./ Nulla di più ha da darti.// E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso./ Sei diventato così esperto e saggio,/ e avrai capito che vuol dire Itaca » .
insistendo su un aspetto importante dell’esperienza umana. Ciò che conta non è la meta ( ritornare nell’agognata isola), ma il viaggio che dobbiamo fare per arrivarci. Per questomotivo non si deve aver fretta: « Se ti metti in viaggio per Itaca/ augurati che sia lunga la via,/ piena di conoscenze e d’avventure » . E soprattutto non bisogna temere « Lestrigoni e Ciclopi » : « Non temere Lestrigoni e Ciclopi/ […] nulla di questo troverai per via/ se tieni alto il pensiero, se un’emozione/ eletta ci tocca l’anima e il corpo » . I veri mostri sono quelli che portiamo dentro noi stessi ( « Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi,/ […] se non li porti dentro, in cuore » ) . Senza paura, insomma, dobbiamo augurarci che la strada sia lunga ( « Augurati che sia lunga la via./ Che […]/ entri in porti mai visti prima » ) . Così ogni tappa ci permetterà di acquistare raffinate mercanzie ( « e acquista belle mercanzie » ) e di abbracciare “antiche” conoscenze ( « e va’ in molte città d’Egitto,/ a imparare, imparare dai sapienti » ) . Solo una volta arrivati a Itaca, comprenderemo di essere ritornati “ricchi” ( « ricco di ciò che guadagnasti per la via » ) . Non importa che Itaca sia “povera”, che non ci offra nulla ( « senza aspettarti da Itaca ricchezze » ) . Itaca ci ha « donato il bel viaggio » . E viaggiando ci siamo arricchiti ( « Sei diventato così esperto e saggio » ) . Per capire « cosa vuol dire Itaca » , insomma, non bisogna pensare alla meta, ma alle esperienze compiute per raggiungerla.