Sofia Basso
Dal 2008 è cresciuto del 40%. Ecco i protagonisti di questo successo
Cibo, moda e guarnizioni. Pochi metterebbero le rondelle tra le eccellenze del made in Italy, eppure in fatto di guarnizioni industriali il Belpaese non è secondo a nessuno. Un primato che ha un indirizzo ben preciso: distretto del Sebino, un’area di poche decine di chilometri quadrati tra Bergamo e Brescia, dove a colpi di giunti e gommini da pochi centesimi l’uno, 300 aziende fatturano insieme 1,5 miliardi di euro l’anno. E nel 2015 incasseranno ancora di più. Perché, da quando è nata, la Rubber Valley è sempre cresciuta: unica eccezione il 2009, quando « i telefoni hanno smesso di squillare » . Già l’anno dopo, però, il distretto era in ripresa e nel 2011 superava i livelli precrisi. Quest’anno, zitta zitta, la gomma del Sebino si è aggiudicata il primo posto nella classifica dei distretti stilata da Intesa SanPaolo. Punto di riferimento globale, ha saputo agganciare tempestivamente la ripresa della domanda estera, con un export che dal 2008 è cresciuto del 40 per cento. È in questo triangolo lombardo ai piedi del lago d’Iseo che i colossi mondiali dell’automobi- le e degli elettrodomestici, dalla Bmw alla De Longhi, vengono a fare incetta di guarnizioni. E, insieme ai fatturati, aumenta pian piano anche l’occupazione: oggi il distretto impiega circa 5 mila persone, senza contare l’indotto. Così, una zona falcidiata dalla crisi del tessile e dell’edilizia può vantare, a sorpresa, un basso tasso di disoccupazione. Il segreto, assicurano gli imprenditori, sta in quella culla di competenze e sinergie che è il loro distretto.
Il cuore in Italia. « L’economia di scala ci permette di combattere i mostri dell’Est, che non hanno tecnologie così elevate » , dice Vittorio Calissi, amministratore delegato di UniGasket, leader nei tubi a pareti sottili e produttore di guarnizioni per tettucci e forni. « Nel distretto ognuno di noi è specializzato in una parte del processo, che siano le mescole, gli stampi, le guarnizioni, le rifiniture o i controlli ottici. Questo ci permette di non dover investire in ogni comparto e di raggiungere un ottimo rapporto qualità- prezzo » . Nei capannoni dell’UniGasket, dove impianti alti 15 metri producono tubi in teflon come fossero enormi spaghetti, si approvvigionano i principali marchi automobilistici, dalla Ferrari alla Mercedes, insieme ai big degli elettrodomestici. Dall’ufficio di Calissi, entrato nel business a 22 anni con il fratello e « zero soldi » , la crisi pare non solo archiviata ma anche distante anni luce: « Abbiamo una consociata in Romania, filiali in Spagna e Germania, stiamo aprendo in Scandinavia, siamo già negli Usa e a Hong Kong, prossimamente anche in India » , dice tra un viaggio e l’altro, la valigia ancora aperta alle sue spalle. « Molti imprenditori vogliono andarsene dall’Italia, la più cara per manodopera ed energia. Ma con alcuni colleghi lavoriamo per mantenere la produzione sul territorio » .
La qualità paga. « Siamo tutti concorrenti, ma anche no » , gli fa eco Germana Bergomi, cresciuta a pane e gomma, dirigente, con il padre e la sorella, di Italian Gasket, specializzata in guarnizioni su commessa e l’ 85 per cento di export. « C’è chi, come noi, lavora soprattutto con il settore auto e non va nell’idraulica, e viceversa. Nel distretto siamo tutti piccoli e specializzati, con una flessibilità nella produzione e nei tempi di consegna che i grandi si sognano » . Certo, ammette, si sta costantemente col fiato tirato, perché al civico dopo c’è sempre un’altra azienda di guarnizioni. « Però abbiamo a disposizione l’intera filiera e, soprattutto, un fantastico know how. Tutto questo ci assicura un rapporto qualità- prezzo che ci permette di competere con tutti » . E in effetti Germana e la sorella Roberta segnalano con una certa soddisfazione il ritorno di clienti che erano fuggiti in Cina e ora se ne stanno andando a gambe levate. Perché anche se costa pochi centesimi, una guarnizione che non impedisca la fuoriuscita dei liquidi o non regga le alte temperature può fermare un’auto in mezzo alla strada o mandare in blocco una caldaia. « I committenti ci chiedono zero difetti per un milione di pezzi. Bisogna essere molto bravi, perché la gomma è capricciosa: cambia volume a seconda delle stagioni. È un po’ come i biscotti che si restringono con la cottura: solo che i nostri si devono ridurre tutti allo stesso modo » , spiega Bergomi, mostrando le miscele che