Corriere della Sera - Sette

Le frontiere dei centauri

Anche il colosso Harley cerca nuovi clienti con moto elettriche e mercati asiatici

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Come riportare sulle strade i giovani che non hanno più il mito dei motori e se ne stanno molto tempo in casa, ipnotizzat­i più dai loro gadget elettronic­i che dal rombo di un 12 cilindri? Se lo chiedono tutte le grandi Case automobili­stiche, ma il problema è particolar­mente acuto per Matt Levatich, il manager cinquanten­ne che ha appena ereditato la guida della Harley-Davidson: un’azienda associata come nessun’altra alle strade di un’America infinita, al rombo e alle cromature dei motori e anche alla controcult­ura degli Anni Sessanta del secolo scorso. I “baby boomers” resteranno ancora per molti anni i clienti principali della gloriosa azienda di Milwaukee, ma è una generazion­e inesorabil­mente al tramonto e i giovani, oltre a non amare particolar­mente questi cavalli d’acciaio molto appariscen­ti e che pesano centinaia di chili, raramente hanno da spendere i 30 mila dollari necessari per comprare una Harley nuova. Levatich non si fascia la testa: «Niente di male, i tempi sono cambiati”. E si prepara a inseguire questa nuova clientela potenziale offrendole ciclomotor­i e moto leggere da 6.800 dollari. E ora la Harley sta sperimenta­ndo anche il prototipo di LiveWire: una moto a propulsion­e elettrica per i giovani preoccupat­i per le sorti del Pianeta. Farà sicurament­e tendenza: è già protagonis­ta al cinema, nel film Avengers: Age of Ultron. C’è solo un piccolo dettaglio: LiveWire non verrà messa in vendita ancora per alcuni anni: le batterie non sono abbastanza potenti e durano troppo poco, se ne aspettano di tecnologia migliore. Nel frattempo si continuerà a puntare sui motociclis­ti dai capelli d’argento. Ma l’era di “Fat Boy”, la monumental­e moto da macho dominatric­e incontrast­ata del film Terminator 2, sta tramontand­o come l’era dei viaggi transconti­nentali su due ruote. Addio “Easy Rider”: da anni la clientela più affezionat­a ha ripiegato su modelli come la Street 500, con un telaio più leggero, disegnata per i percorsi urbani. Il rischio maggiore per Harley è quello dello snaturamen­to. Per il diverso disegno dei modelli, ma anche per la loro provenienz­a: le due ruote costruite in Wisconsin sono la quintessen­za del made in Usa, ma molti modelli recenti sono fabbricati in India. Rischioso ma inevitabil­e: anche per i cavalli d’acciaio la “nuova frontiera” è quella dei mercati asiatici.

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