Corriere della Sera - Sette

Sulle vette dove il biologico si impara a scuola

Speck a filiera corta. Antiche noci che nascono

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siano solo 868 i chilometri quadrati, dei sette mila e 400 della superficie totale, impiegati. Per alcuni, però, non basta. « Il mio concetto di biologico è un po’ diverso dal comune. Sempliceme­nte, nel mio orto non uso nulla. È vero, ogni stagione qualcosa non viene: l’anno scorso niente pomodori, troppa umidità, troppo poco sole » . Le parole sono di Harald Gasser, 37 anni e da 15 padrone del maso Aspingerho­f e di mezzo ettaro di terra tra i pendii di Barbiano, a 700 metri di quota, sopra Bressanone. Le sue verdure, dice, sempre con qualche macchiolin­a, qualche taglio, non sono così belle per poter stare nei negozi, ma sono le preferite dagli chef stellati altoatesin­i, da Herbert Hintner del zur Rose di Appiano a Norbert Niederkofl­er del St. Hubertus di San Cassiano. Ed è per loro che coltiva, insieme ai genitori, la moglie e un’amica che da quest’anno lo aiuta per qualche ora al giorno, verdure e frutta rare. Come gli zigoli dolci, una sorta di piccole noci che crescono sotto terra e che fino a 500 anni fa in questa zona erano usate come sostituto del caffè. Come la sedanina coltivata, conosciuta come “patata europea”; la lattuga asparago, un’insalata di cui si mangia il gambo e non le foglie; o, infine, la prugna di Barbiano, la varietà più amata nella regione fino agli anni Cinquanta, delicatiss­ima ( marcisce dopo due giorni anche nelle celle), ma di dolcezza e gusto insuperabi­li. E a “scuola” da Gasser cominciano ad andare altri giovani. Una sorta di tirocinio per carpirne metodi e segreti per poi ritirarsi nel loro, di maso, e fare le prove con il terreno. Da

Alto Adige

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