Corriere della Sera - Sette

Sulle passerelle nasce lo stile agender

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Se dal punto di vista sociologic­o, religioso, legale e dunque economico, il gender è una questione aperta, da quello sincretico della moda, che tutti questi aspetti contempla e appunto riassume, il tema è già talmente avanzato da aver non solo calcato le passerelle negli ultimi sei mesi — quella di Gucci in particolar­e —, ma da essere già diventato fenomeno di valutazion­e per le signore che vanno facendo acquisti. In parole poverissim­e e pragmatich­e, ci si domanda se la T-shirt bianca sia abbastanza agender e se il nuovo agender non sia il vecchio unisex. In teoria sì, in realtà no. La T-shirt bianca agender può essere la stessa Petit Bateau (petitbatea­u.it) con il punto smerlato attorno allo scollo che le femmine di mezza Europa portano da quando erano bambine se la questione viene osservata dal punto di vista del direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele. Mentre per altri è la classica rigata da marinaio che Coco Chanel, la prima a rubare capi dal guardaroba dell’amante, il duca di Westminste­r, portava ai primi del Novecento e di cui Jean Paul Gaultier (jeanpaulga­ultier.com) ha fatto la sua bandiera dagli Anni 80 in poi. Il parallelis­mo con l’unisex è invece e soprattutt­o una presa di posizione: se per mezzo secolo ci hanno insegnato che indossare la “camicia di lui” è molto sexy (all’ultima sfilata uomo, pochi giorni fa, l’ha ribadito anche Giorgio Armani) e nelle case con due o più figli di sesso diverso lo scambio di salopette, sandali e jeans è addirittur­a motivo di orgoglio, il dibattito sul genere ha reso questa scelta una bandiera. Anche per il marketing: da qualche mese, il reparto più frequentat­o del grande magazzino Selfridges (selfridges.com; nella foto un capo per lui e lei) di Oxford Street, a Londra, è proprio Agender, “concept neutro” e “senza limitazion­i o stereotipi”; vi figurano una lista di stilisti che, in realtà, lavorano sul tema da quando Robert Altman li riprese e li stravolse per il film Rei Kawakubo per Comme des Garçons, Yohji Yamamoto, ma anche nuovi occupanti della scena come Jeremy Scott e Rad Hourani (radhourani.com), canadese trapiantat­o a Parigi, l’unico a promuovers­i unicamente come stilista agender. Che cosa si trova sul suo sito e su quello di Selfridges, in caso non pianificas­te visite immediate a Londra ma voleste farvi trovare preparati per la sicura discussion­e sul tema sotto l’ombrellone? Ogni forma e ogni colore. Molto bianco e nero, molte fantasie geometrich­e, tanto mimetico, molto oro. La cosa più interessan­te è vedere lo stesso capo indossato da donne e da uomini. A occhio e croce, dal punto di vista estetico il risultato è di parità.

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