Corriere della Sera - Sette

Su Marino il Pd ha una cattiva memoria

È il caso di Goffredo Bettini. Chi ora invoca le dimissioni del sindaco di Roma non dovrebbe dimenticar­si di come è stato nominato

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a politica non conosce memoria. Per agire bisogna essere liberi dal passato, dimenticar­e, non farsi mai condiziona­re da scelte precedenti. Giorni fa, intervista­to da Concita De Gregorio sulla crisi del Comune di Roma, Goffredo Bettini spiegava alcune tecniche di buon governo: « Un sindaco deve avere nella città almeno 200 persone di tutti gli ambienti, terminali di mondi diversi, con cui tessere un rapporto speciale. Deve ascoltare i loro consigli o almeno fingere di farlo. Fare con loro un discorso per Roma » . Nel momento dell’intervista, a Concita non è venuto in mente di chiedere a Bettini come mai avesse fortemente appoggiato la candidatur­a dello “sconosciut­o” Ignazio a sindaco di Roma. A Roma tutti sanno della forza, del concentrat­o di amicizie potenti, della rete di rapporti, insomma dell’abilità che fa di Bettini “il burattinai­o di mille trame”. Marino, infatti, l’ha voluto lui. Nel 2013 Antonello Caporale sul Fatto quotidiano lo dipinge come un kingmaker: « La pancia di Goffredo Bettini contiene tutta la sinistra romana. È il depositari­o di ogni accordo che su Roma, ai suoi lati ( po-

Ltremmo dire ai suoi fianchi) negli ultimi vent’anni si sono conclusi. È un uomo di potere intelligen­te, ama i libri, ha amato il Pci fino a patirne fisicament­e la scomparsa (“mi venne la depression­e e durò tre anni”). Ama la classe operaia ma gli ispira tanto stare al fianco dei costruttor­i. Discepolo di Berlinguer, amico di tutti i Caltagiron­e della Capitale, ha fatto e disfatto sindaci e giunte e ha dato la spinta necessaria a Ignazio Marino, l’ultimo prescelto » . E lui risponde: « Nicola Zingaretti, il più bravo di tutti, ha scelto la Regione Lazio. Paolo Gentiloni ha la competenza e la conoscenza, ma gli faceva difetto una capacità di coinvolger­e tutta Roma nel suo progetto. David Sassoli, idem. Ignazio Marino è il meglio. Gli manca quel po’ di ansia che fece dire a Francesco Rutelli, quando gli comunicai che sarebbe stato lui il nostro candidato: “se faccio il sindaco di Roma andrò a piedi fino a Milano…” Ignazio sarà un ottimo sindaco. Ha dato prova di grande spessore etico, è un Argan della scienza, un bel tipo » . A Gentiloni è andata bene, è un ottimo ministro degli Esteri, ma a Roma almeno 200 persone con cui confidarsi forse le aveva, più di Ignazio. L’amore con il neo sindaco è però durato poco. Già l’anno dopo Bettini avanzava i primi dubbi: « Marino in questi mesi ha fatto un grande sforzo di posizionam­ento politico, ha messo in campo delle scelte simboliche come quella dei Fori, ha cercato di fare risparmi e pulizia, ha chiara la sua battaglia contro ogni forma di incrostazi­one di potere… Dico che però ora siamo arrivati al punto di fare quello che io ritengo necessario per la vita di Roma: cioè di concentrar­ci in modo maniacale sulla vita quotidiana dei cittadini » .

GRAVI ERRORI. Ha ragione Sergio Rizzo: la destra deve solo star zitta, ma « chi invoca da sinistra le dimissioni di Marino dovrebbe ripensare a come si è arrivati a questa scelta degli elettori e agli errori gravissimi di cui si è reso responsabi­le il gruppo dirigente del Pd » . Ma la politica, si sa, non conosce memoria.

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Romano docGoffred­o Bettini, 62 anni, funzionari­o del Partitodem­ocratico.
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