Si può capire Pino Pascali con Google?
Dopo un quarto di secolo di Internet, l’arte è sempre più illeggibile perché parola e scrittura hanno reso racconto l’intero scibile
alleria Nazionale d’Arte Moderna, a Roma. Interno giorno. In un pomeriggio festivo a rivedere Sironi, Balla, Burri, Kounellis, Pistoletto, van Gogh e Klimt. C’è poca gente nelle sale. Due ragazze americane, un francese, cinque o sei italiani. È una lenta giornata d’estate, nessuno ha fretta, spesso si ritorna su un quadro o su una scultura con un po’ più di attenzione. A un certo punto mi accorgo di una strana cosa. Una coppia di italiani, avranno 35 forse 40 anni, cappellino bianco, macchina fotografica compatta a tracolla. Si piegano di continuo a leggere gli autori, l’anno e i titoli delle opere. Davanti all’installazione di Pino Pascali lui ripete a lei sottovoce il cognome e il nome: « Pascali, Pino » . E la compagna, con un cellulare in mano digita le due parole. E comincia a leggere. Da quello che ascolto è certamente Wikipedia: « Nato da genitori di Polignano a Mare, trascorre l’adolescenza a Bari, dove frequenta il liceo scientifico, ma, già ripetente, si trasferisce e si diploma al liceo artistico di Napoli... » . Lui la ferma: « No va bene, c’è anche nella piccola etichetta dell’opera. Cerca il titolo: attrezzi agricoli » . Mi fermo ad ascoltare. La ragazza ticchetta sullo smartphone velocemente: « No » , risponde: « Mette: vendita attrezzi agricoli vari usati multimarca... » . E lui, spazientito: « Certo, se non ci aggiungi Pino Pascali » . Lei silenziosa continua a chiedere all’oracolo di Google: « Ah ecco,
Glegno grezzo dimensioni variabili, 1968 » . E lui: « Non spiega altro » . « Aspetta » , risponde lei: « Qui dice: Pascali coglie i segnali della crisi delle culture metropolitane ( Il pensiero selvaggio di Levi- Strauss è del ’ 64), molti sono gli artisti interessati all’antropologia sociale, basta l’esempio degli spettacoli del Living Teatre che Pascali frequenta a Roma. Così, intorno agli anni tra il ’ 65 ed il ’ 68 nasce un forte atteggiamento culturale... » . Lui si spazientisce comincia a guardare lo schermo con lei, e commenta perplesso: « Questa deve essere una presentazione, dell’artista. Gli attrezzi agricoli cosa significano? » . La compagna che ormai sta quasi con le spalle all’opera, ed entrambi non la guardano più da qualche minuto, ricomincia a digitare con i pollici, veloce: « Aspetta, dice, metto così: “Cosa significano gli attrezzi agricoli di Pascali?” » . Un momento di pausa dove il museo è soltanto ed esclusivamente lo schermo dello smartphone. Poi Google risponde: « Qui dice: Pino Pascali arriva a Roma nel 1955 dopo aver seguito una formazione artistica di impronta accademica, affermava all’epoca di sapere fare le ombre » . Si voltano entrambi verso l’intera installazione, forse alla ricerca delle ombre. La spiegazione non basta. Poi alzano gli occhi al cielo: « Dai andiamo nell’altra sala che ci sono i quadri » . Nell’era pre internet in un museo avevi tre possibilità. La più semplice era studiare da prima e documentarti su quello che andavi a vedere scegliendo una galleria d’arte. La seconda era comprarti una guida e leggere mentre passi da un’opera a un’altra. La terza, relativamente più moderna, metterti alle orecchie le audio guide che ti spiegano le cose. Internet sul cellulare è una variabile nuova. La coppia che voleva sapere di più degli attrezzi agricoli di Pino Pascali non ha mai finito di leggere una sola voce su di lui. È di Bari ma va a vivere a Polignano... frequenta il Living Theatre... sapeva fare le ombre... Per loro sono frasi, non riassumono come fa il tasto “i” dei telecomandi di Sky che sintetizzano la trama e le informazioni sul programma che stai vedendo.
LA LEZIONE DI PANOFSKY. L’arte, l’immagine, è sempre più illeggibile dopo un quarto di secolo di Web. Perché parola e scrittura hanno reso racconto ( e racconto semplice soprattutto) l’intero scibile. Il grande Erwin Panofsky sapeva che leggere opere e immagini richiede una capacità intellettuale eclettica, orizzontale. E che concentrare modelli e materiali culturali esclusivamente sulla narrativa, o immagini semplici ( certa fotografia commerciale ad esempio) ci avrebbe impoveriti. La coppia di fronte a me voleva capire Pino Pascali con Google e poche righe. Perché ormai si fa con tutto. Ma la cruda realtà è soltanto una: abbiamo reso più semplice il mondo solo per venderlo meglio.