La lobotomia di Evita
Un medico rilancia la notizia: «Perón, ordinò l’intervento per “calmare” la moglie»
Pochi mesi prima che Evita morisse, a soli 33 anni nel 1952, suo marito il generale Juan Domingo Perón avrebbe ordinato ai medici di eseguire una operazione di lobotomia alla donna, allo scopo di calmarla e mitigare i suoi impulsi rivoluzionari. La rivelazione, che riprende boatos di alcuni anni fa, è di un neurochirurgo americano di origini argentine, Daniel Nijensohn, il quale ha pubblicato uno studio su una rivista specializzata, Neurosurgical Focus, «soltanto per ragioni scientifiche», ha precisato. Al momento dell’operazione, Evita soffriva già di un tumore alle ovaie in stato avanzato che l’avrebbe uccisa. Lo studioso spiega che in quell’epoca gli interventi al cervello erano una pratica comune per mitigare i forti dolori provocati dalla malattia, in assenza di altri calmanti. Eppure, spiega, esistono prove che la lobotomia si realizzò soprattutto per cambiare il comportamento della donna, fonte di preoccupazioni per il marito. Mito del popolo argentino, Evita era alla guida negli ultimi tempi dell’ala di estrema sinistra del peronismo. Sapendo che le restava poco da vivere aveva iniziato ad organizzare milizie operaie armate, aiutando gruppi clandestini a comprare armi. Il marito lo venne a sapere e si decise a fermare la moglie, per evitare una guerra civile tra le varie fazioni del suo movimento. L’operazione segreta fu rivelata tempo dopo dal chirurgo americano che la eseguì. Dopo la morte il corpo di Evita Perón venne imbalsamato. Tre anni dopo fu sequestrato dai militari che destituirono il marito, e restituito soltanto negli anni Settanta, quando venne tumulato al cimitero della Recoleta di Buenos Aires, ancor oggi meta di turisti e militanti peronisti.