L’Isis “illuminista” che terrorizzava i mari
Dalla leggenda di Capitan Mission al Jolly Roger: ecco il ritorno dei pirati, che si autogovernarono come il moderno Califfato
enda sull’occhio, spada tra i denti, pappagallo sulla spalla, navi da razziare e città da mettere a ferro e fuoco, per non parlare dei tesori da occultare in fondo al labirinto da videogame d’una mappa rozzamente disegnata sul fazzoletto rubato a una « fanciulla da spulzellare » , come diceva il grandeWalter Matthau in Pirati di Roman Polanski, il bucaniere è stato sempre uno dei cattivi. Ma un cattivo con ombre di bontà, come Long John Silver nell’Isola del tesoro di Stevenson e i corsari “a colori” d’Emilio Salgari. Di recente, la pirateria è stata riscoperta dopo un lungo oblìo; e non solo dagli assaltatori di navi cargo, che ne replicano le sinistre imprese, né dal ciclo disneyano dei Pirati dei Caraibi, ma anche da storici anarchici e radicali. Questi vedono nelle “repubbliche dei pirati”, dove a cavallo tra Sei e Settecento si davano convegno le « canaglie di tutto il mondo » , una prefigurazione della Città futura: il Soviet della Tortuga, la Comune della Filibusta, l’Ordine nuovo in marcia su una gamba di legno. Una buona guida a questa rivisitazione radicale della storia dei pirati è il recente La vita all’ombra del Jolly Roger di Gabriel Kuhn. Sono inoltre fondamentali, se si vuole ascoltare il racconto della pirateria punk per intero, anche i libri dello storico americano Marcus Rediker, in particolare I ribelli dell’Atlantico. Ladri e farabutti, ma gentiluomini sotto il profilo sociale, i pirati erano espropriatori votati all’autogoverno e alla divisione su basi egualitarie del bottino. All’inizio, quando ad armarli era la Corona inglese decisa a minare il monopolio spagnolo sulle ricchezze delle Americhe, la filibusta era una marineria occulta, mercenaria. Quando
BLA VITA ALL’OMBRA
DEL JOLLY ROGER. I PIRATI
DELL’EPOCA D’ORO TRA LEGGENDA E REALTÀ
Gabriel Kuhn
XLA NAVE NEGRIERA Marcus Rediker
CANAGLIE DI TUTTO
IL MONDO. L’EPOCA D’ORO
DELLA PIRATERIA Marcus Rediker
XI RIBELLI DELL’ATLANTICO.
LA STORIA PERDUTA DI UN’UTOPIA LIBERTARIA Marcus Rediker
XLA RIBELLIONE DELL’AMISTAD.
UN’ODISSEA ATLANTICA DI SCHIAVITÙ E LIBERTÀ Marcus Rediker
XCITTÀ DELLA NOTTE ROSSA
William Burroughs poi la stella dell’impero spagnolo tramontò oltre l’orizzonte ottico, e per i corsari muniti di patente regia venne l’ora di riguadagnare il porto e tornare alla vita civile, questi lupi dei sette mari erano diventati degli irriducibili: eleggevano i capitani delle navi, rispettavano solo le leggi che s’erano liberamente dati, zero chiese e niente pulpito, diritto di stupro e di saccheggio dopo ogni assalto alle città costiere e alle navi nemiche. « Per molti » , scrive Kuhn, « quella era una vita ideale, che sarebbe stata impossibile in Europa: cibo a sufficienza e nessun padrone » . Secondo gli storici anarchici, la filibusta era una sorta d’Isis piratesco, un Califfato col Jolly Roger ( in genere teschio e sciabole incrociate) sulla bandiera nera, ma un’Isis senza manie religiose, ispirata a un “anti- Corano” illuminista, i cui versetti cominciavano a essere nell’aria quando Barbanera, l’Olonese, Jack Rackham, le due piratesse lesbiche Anne Bonny e Mary Read e Capitan Kidd, che inventò il Jolly Roger, battevano i mari seppellendo tesori e cantando « quindici uomini/ sulla cassa del morto/ e una bottiglia di rhum » .
Un’occasione mancata. All’origine di questa riscrittura anarchica e radicale della storia della pirateria c’è la leggenda di Capitan Mission, bucaniere guevarista, « pirata filosofo » come lo chiamò William Burroughs nel suo Città della notte rossa. Secondo un mito del Settecento, Mission avrebbe fondato la repubblica egualitaria di Libertalia a Diego- Suarez, sulle coste del Madagascar. « L’occasione era là » , scrisse il più anarchico degli scrittori americani moderni. « L’occasione è stata mancata. I principi delle rivoluzioni francese e americana divennero tortuose menzogne sulle bocche dei politicanti » .