Corriere della Sera - Sette

C’è un poliziotto che ribalta le regole delle serie tv

Cambiano gli interpreti e l’ambientazi­one. Resta il protagonis­ta: il Male. Per un noir dove stona solo il lieto fine. Capolavoro finale del “Rinascimen­to” nato con i Sopranos

- di Paolo Martini

M ettiamola così: se nascesse un Fantozzi del nostro mondo post- televisivo, s’alzerebbe per urlare la sua ben nota invettiva coprologic­a contro True Detective, invece della vecchia Corazzata Potëmkin. Non che questo telefilm e il suo singolare “creator” ( vedi dizionario) Nic Pizzolatto siano paragonabi­li all’opera di un maestro del cinema come Sergej Michajlovi­Ā Ējzenštejn: però, nel fenomeno della nuova passione per le abbuffate seriali ( il cosiddetto “binge- watching”), True Detective rappresent­a di certo l’ultimo piatto. Quello definitivo. Con il suo carico di sapori esageratam­ente pesanti, per il contenuto dark, per la recitazion­e così sopra le righe e pure per lo stile rarefatto della regia da film indipenden­te di Cary Fukunaga, può essere una sfida anche per lo stomaco più forte. Celebrato e idolatrato dai fans, dalla critica e dalle giurie dei premi, questo telefilm segna il culmine dell’epoca del “Rinascimen­to Seriale” americano, e in qualche modo pure la fine del decennio che si apre con il successo dei Soprano’s, la prima serie- cult che ha violato i confini del gusto medio televisivo e ha imposto, con l’anti- eroe, un salto di standard narrativo. Ecco, se un marziano sbarcasse oggi sulla vostra spiaggia e vi chiedesse di capire che cos’è l’intratteni­mento e come funziona questo nostro mondo sempre tutto “online”, non rintronate­lo di concetti fumosi, da La società dello spettacolo di Guy Debord al post- modernismo “liquido” di Zygmunt Baumann. Consigliat­egli di abbonarsi a un qualche servizio come MySky, Infinity, Tim Vision, e tra poco pure Netflix, e di sorbirsi una bella scelta di telefilm. È un gioco che potete fare anche voi e che proveremo a raccontarv­i per qualche settimana, in una sorta di vademecum per l’estate dell’abbuffata seriale. Evitando, se possibile, per chi ancora non conosce le varie storie, di rovinare la visione con i vituperati “spoiler”. E con l’invito, per chi ha già visto molti telefilm, a calarsi nello spirito di una sorta di rilettura, per pesare i successi relativi e i valori di ordine generale.

Agli antipodi. Ma perché il primo caso è proprio True Detective? Mentre dal 22 giugno impazza la seconda serie con Colin Farrell, affidata a un regista da pop- action come Justin Lin ( Fast&furious), la risposta è semplice: True Detective si colloca proprio agli antipodi rispetto al classico originale del Rinascimen­to, che sono i Soprano’s. Non è un vero telefilm a puntate, non ci sono stagioni con un numero definito di episodi, ma è una sorta di lungo film che ogni volta si può rifare da zero, con altri personaggi, altre storie e in altre ambientazi­oni, salvo mantenere forse solo un sottile filo conduttore nel mistero di una setta del male. Come contenuto e come stile, al contrario di una lettura ironica della società americana dello spreco e dei rifiuti, True Detective punta dritto nella palude di un nichilismo dichiarato e ossessivo, in una selva di riferiment­i espliciti, dall’inevitabil­e Nietzsche dell’eterno ritorno al recente saggio anti- natalista The Conspiranc­y against the Human Race di Thomas Ligotti, uno scrittore di nicchia. Nic Pizzolatto è di origine italiana, come l’inventore dei Soprano’s David Chase, ma li separano due generazion­i e un mestiere: Nic, classe ’ 75, non viene dalla tv o dal cinema, bensì è un autore di letteratur­a di genere, e ha fatto fortuna nel 2010 con un romanzo poliziesco che più noir non si può, Galveston.

Fiume di parole. Con un po’ di premi e di traduzioni in curriculum, Nic ha deciso di trasferirs­i a Los Angeles per lanciarsi nel più ricco mondo delle serie. Si è fatto le ossa scrivendo qualche puntata di The Killing ma il suo colpo d’ingegno è stato di riuscire a mettere insieme un singolare soggetto poliziesco, con uno straordina­rio miscuglio di riferiment­i a quella letteratur­a fantasy- horror che gli americani chiamano “weird”, a partire dal libro maledetto de Il Re in Giallo, titolo di un

Al via la seconda stagione di True Detective. Obiettivo: evitare gli “spoiler” Per il suo carico di sapori esageratam­ente pesanti, per il contenuto dark, per la recitazion­e sopra le righe e per lo stile rarefatto, può essere una sfida anche per lo stomaco più forte

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