C’è un poliziotto che ribalta le regole delle serie tv
Cambiano gli interpreti e l’ambientazione. Resta il protagonista: il Male. Per un noir dove stona solo il lieto fine. Capolavoro finale del “Rinascimento” nato con i Sopranos
M ettiamola così: se nascesse un Fantozzi del nostro mondo post- televisivo, s’alzerebbe per urlare la sua ben nota invettiva coprologica contro True Detective, invece della vecchia Corazzata Potëmkin. Non che questo telefilm e il suo singolare “creator” ( vedi dizionario) Nic Pizzolatto siano paragonabili all’opera di un maestro del cinema come Sergej MichajloviĀ Ējzenštejn: però, nel fenomeno della nuova passione per le abbuffate seriali ( il cosiddetto “binge- watching”), True Detective rappresenta di certo l’ultimo piatto. Quello definitivo. Con il suo carico di sapori esageratamente pesanti, per il contenuto dark, per la recitazione così sopra le righe e pure per lo stile rarefatto della regia da film indipendente di Cary Fukunaga, può essere una sfida anche per lo stomaco più forte. Celebrato e idolatrato dai fans, dalla critica e dalle giurie dei premi, questo telefilm segna il culmine dell’epoca del “Rinascimento Seriale” americano, e in qualche modo pure la fine del decennio che si apre con il successo dei Soprano’s, la prima serie- cult che ha violato i confini del gusto medio televisivo e ha imposto, con l’anti- eroe, un salto di standard narrativo. Ecco, se un marziano sbarcasse oggi sulla vostra spiaggia e vi chiedesse di capire che cos’è l’intrattenimento e come funziona questo nostro mondo sempre tutto “online”, non rintronatelo di concetti fumosi, da La società dello spettacolo di Guy Debord al post- modernismo “liquido” di Zygmunt Baumann. Consigliategli di abbonarsi a un qualche servizio come MySky, Infinity, Tim Vision, e tra poco pure Netflix, e di sorbirsi una bella scelta di telefilm. È un gioco che potete fare anche voi e che proveremo a raccontarvi per qualche settimana, in una sorta di vademecum per l’estate dell’abbuffata seriale. Evitando, se possibile, per chi ancora non conosce le varie storie, di rovinare la visione con i vituperati “spoiler”. E con l’invito, per chi ha già visto molti telefilm, a calarsi nello spirito di una sorta di rilettura, per pesare i successi relativi e i valori di ordine generale.
Agli antipodi. Ma perché il primo caso è proprio True Detective? Mentre dal 22 giugno impazza la seconda serie con Colin Farrell, affidata a un regista da pop- action come Justin Lin ( Fast&furious), la risposta è semplice: True Detective si colloca proprio agli antipodi rispetto al classico originale del Rinascimento, che sono i Soprano’s. Non è un vero telefilm a puntate, non ci sono stagioni con un numero definito di episodi, ma è una sorta di lungo film che ogni volta si può rifare da zero, con altri personaggi, altre storie e in altre ambientazioni, salvo mantenere forse solo un sottile filo conduttore nel mistero di una setta del male. Come contenuto e come stile, al contrario di una lettura ironica della società americana dello spreco e dei rifiuti, True Detective punta dritto nella palude di un nichilismo dichiarato e ossessivo, in una selva di riferimenti espliciti, dall’inevitabile Nietzsche dell’eterno ritorno al recente saggio anti- natalista The Conspirancy against the Human Race di Thomas Ligotti, uno scrittore di nicchia. Nic Pizzolatto è di origine italiana, come l’inventore dei Soprano’s David Chase, ma li separano due generazioni e un mestiere: Nic, classe ’ 75, non viene dalla tv o dal cinema, bensì è un autore di letteratura di genere, e ha fatto fortuna nel 2010 con un romanzo poliziesco che più noir non si può, Galveston.
Fiume di parole. Con un po’ di premi e di traduzioni in curriculum, Nic ha deciso di trasferirsi a Los Angeles per lanciarsi nel più ricco mondo delle serie. Si è fatto le ossa scrivendo qualche puntata di The Killing ma il suo colpo d’ingegno è stato di riuscire a mettere insieme un singolare soggetto poliziesco, con uno straordinario miscuglio di riferimenti a quella letteratura fantasy- horror che gli americani chiamano “weird”, a partire dal libro maledetto de Il Re in Giallo, titolo di un
Al via la seconda stagione di True Detective. Obiettivo: evitare gli “spoiler” Per il suo carico di sapori esageratamente pesanti, per il contenuto dark, per la recitazione sopra le righe e per lo stile rarefatto, può essere una sfida anche per lo stomaco più forte