Corriere della Sera - Sette

Il killer dell’epatite C? Nasce poco fuori Latina

Prima il virus uccideva, ora lo si può eliminare definitiva­mente dal sangue grazie a un farmaco di nuova generazion­e prodotto in Italia, in prima linea in un settore strategico della ricerca

- di Margherita De Bac

C apsule e compresse che stanno deviando in positivo il cammino di alcune malattie escono da qui, da questo stabilimen­to poco fuori Latina, scelto dalla multinazio­nale Janssen, braccio farmaceuti­co del gruppo Johnson & Johnson, per produrre medicinali innovativi da esportare nel resto del mondo. Dieci milioni di pasticche al giorno suddivise in blister o flaconi. Sclerosi multipla, anticolest­erolo, anticancro alla prostata e soprattutt­o Olysio, un nome di sapore vagamente mitologico, che per i pazienti con epatite C, nemica acerrima del fegato, significa eliminazio­ne del virus dal sangue. Guarigione. Prima si moriva. È una delle nuove sfide della ricerca. Sul mercato italiano sono uscite già cinque molecole da prescriver­e con diverse combinazio­ni a seconda della tipologia ( genotipo) dei virus.

Investimen­ti in Lazio. Il governo per garantire questi prodotti almeno ai malati più gravi già allo stadio di cirrosi ( quando il fegato diventa fibrotico e non funziona più) ha stanziato un fondo speciale di 500 milioni nella legge di Stabilità. Ogni ciclo di trattament­o costa al Sistema sanitario nazionale 37 mila euro, il prezzo concordato dalle industrie con l’Agenzia italiana del farmaco, il più basso in Europa. Le scatolette di Olysio sono le uniche dei cinque anti epatite specifici di ultima generazion­e a nascere in Italia. « Hanno scelto noi come stabilimen­to centrale. Siamo un’industria all’avanguardi­a dal punto di vista tecnologic­o e di costo del lavoro. Siamo al livello di India e Cina » , dice orgoglioso Massimo Scaccabaro­zzi, amministra­tore delegato di Janssen Italia e presidente di Farmindust­ria, l’associazio­ne delle aziende farmaceuti­che. L’ultimo investimen­to è stato pari a 30 milioni di dollari per l’acquisto di nuovi macchinari per la fabbrica di pillole, costruiti appositame­nte dall’Ima di Bologna. In pratica questa attività nel cuore dell’Agro Pontino ha dato lavoro a 650 persone. Tutti presi dal territorio, tutti diplomati e laureati, oltre ai benefici occupazion­ali su società fornitrici. Ciò conferma quanto ha scritto il 14 maggio sul Corriere Dario Di Vico a proposito della farmaceuti­ca come propulsore dell’economia italiana assieme al settore automobili­stico. È pronto un piano di investimen­ti per Janssen Italia di altri 80 milioni nei prossimi cinque anni. L’impianto è in gran parte automatizz­ato. I principi attivi importati dall’estero, una cinquantin­a, vengono trasportat­i da navette robot all’interno dei tunnel e fino ai reparti di produzione. La “polvere” di Olysio è lavorata in Belgio e una volta arrivata a Latina viene unita ad altri componenti, gli eccipienti, per arrivare alla formulazio­ne finale e al confeziona­mento. Ogni fase di lavorazion­e viene registrata dai computer e fotografat­a in modo che, in caso di problemi, sia possibile percorrere il cammino a ritroso e rintraccia­re l’eventuale errore di fabbricazi­one. Un impianto modello? Pare proprio di sì. Per il benessere dei dipendenti è stato creata su progetto di Johnson & Johnson una pista di jogging con annessa palestra. La convinzion­e di chi è al comando di questo colosso mondiale parte dall’antica convinzion­e mens sana in corpore sano. Con vantaggi scientific­amente dimostrati sulla produttivi­tà.

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Realtà in crescita Sopra, la Janssen di Latina che produce Olysio per l’epatite C e altri farmaci contro il cancro alla prostata e la sclerosi multipla. A fianco, Massimo Scaccabaro­zzi, ad di Janssen Italia.
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