Corriere della Sera - Sette

L’Islam cresce e papa Urbano II invita alla lotta

La lenta nascita e l’espansione progressiv­a del grande califfato impaurisco­no il mondo cristiano e inducono il Pontefice a chiedere di liberare la Terra Santa e Gerusalemm­e

- di Umberto Broccoli

È il 632 dopo Cristo. Muore Maometto. Quasi da subito è discussion­e fra chi vorrebbe identifica­re il successore fra i suoi primi seguaci, i compagni del Profeta. C’è chi preferireb­be scegliere il parente più vicino a Maometto, mentre i potenti della Mecca indichereb­bero il successore fra gli Ommayadi. Califfo significa proprio questo: successore. Inizialmen­te, la spunta Abu Bakr, amico e suocero di Maometto. È il primo califfo e affida il jihad a Khãlid ibn al- Walid, detto anche “la spada dell’Islam”. Parola di Abu Bakr: « Per portare a compimento la campagna militare in Siria, ho deciso che Khalid diventasse capo dell’esercito anche se so che tu sei migliore di lui, ma lui è più abile di te nel campo militare, salute e che Allah ci guidi alla giusta strada » . Khãlid ibn al- Walid non delude e, tra le altre, conquista anche Palmira: da allora la città diventerà archeologi­a, dopo essere stata più volte costruita e decostruit­a. Più o meno sempre nello stesso momento storico è imperatore d’Oriente Eraclio. Salito al trono dopo aver riconquist­ato Bisanzio, ammazza Foca, a sua volta imperatore, ma imperatore perdente e quindi usurpatore per la storia. I fatti sono del 5 ottobre 610. Eraclio entra in città, cattura l’imperatore usurpatore e gli dice: « È così che tu hai governato l’impero? » . Foca risponde: « E tu credi che lo governerai meglio? » . La risposta non è gradita e a Foca prima vengono tagliati un braccio e i genitali e poi finito con la spada e il rogo. Stessa sorte per i suoi collaborat­ori, tortura in più, tortura in meno. Troppe spade in giro tra Mediterran­eo e Oriente medio: inevitabil­mente si incontrera­nno. E proprio Eraclio affronta gli arabi, oramai largamente dentro i confini dei resti dell’impero romano. È forte di sé e delle sue vittorie interne e esterne: ha sconfitto i persiani e tenta di governare a distanza l’Occidente lacerato da altre guerre e invasioni. Qua da noi, in Europa, è tutta terra di conquista. In Italia scendono popolazion­i germaniche come i longobardi. Verso l’Occidente estremo della Spagna migrano gli arabi. Gli stessi arabi sono alle prese con le coste del Mediterran­eo. Nel 629 Maometto chiede ai re del mondo di convertirs­i all’Islam: Eraclio è fra questi. Nessuna risposta, ovviamente. Nel 633 Maomet- to è morto da un anno e gli arabi entrano in Transgiord­ania e in Palestina: Khãlid ibn al- Walid “la spada dell’Islam” avanza tagliente. Cadono sul campo generali bizantini nella battaglia di Ajnãdayn, a sud ovest di Gerusalemm­e e i musulmani stravincon­o: è il 30 luglio 634 ( equivalent­e al 28 jumada I del 13 dell’Egira). Scende in campo Eraclio in persona e le cose non vanno meglio. L’esercito imperiale perde ancora e perde male sullo Yarmuk, un affluente del Giordano a sud del lago di Tiberiade, tra Siria e Giordania: è il 20 agosto del 636. Parola di Eraclio: « Pace a te, o Siria, e quanto esiste in questa eccellente contrada, tutto ciò sarà per il nemico! » . La via per Gerusalemm­e è spianata. Cadrà nel

Califfo significav­a “successore”. Con il suocero di Maometto, Palmira è presa e diventa già archeologi­a

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