Uno strano flirt tra realtà e impossibile
Gli orrori della Storia ribaltano il nostro tentativo di razionalizzare tutto, come suggerisce Hegel. Invece la teoria di Lacan dà voce alla paura dell’inaspettato
Prendiamo un paio di celeberrime frasi di due pensatori occidentali che hanno condizionato non poco la nostra cultura: una, circolare, apparentemente insindacabile eppure insidiosa, è di Hegel: « Ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale, è reale » . L’altra, vertiginosa, ineffabile quanto inafferrabile, e del grande psicanalista Lacan: « Il reale è l’impossibile » . Prese singolarmente, lasciano perplessi. Sulla prima si è cercato ( e tuttora si cerca) di costruire un “senso” della nostra vita e delle nostre vicende che si rispecchi in una solidità che ha a che fare con il tempo e le sue sicurezze. Con la tradizione. Con il buonsenso. Risponde a una nostra necessità profonda, singola e collettiva, di armonizzazione. L’altra dà voce al perpetuo spavento a cui il mondo ci sottopone, a quell’inaspettato che pure si manifesta di continuo, e che può rendere la vita un inferno o una meraviglia, anche se, più facilmente, meraviglia proprio non è. In particolare in questi anni siamo sottoposti dunque a una doppia pressione di razionalizzazione del mondo ridotto a cifre gestibili e immaginabili, a piani programmatici da una parte, e a un continuo costituirsi di “bolle d’impossibile” che sparigliano i piani. L’inaspettato è dietro l’angolo ma in quanto tale non sappiamo né in che modo né quando si manifesterà. Posto che alla fine lo faccia. Il terrorismo vive di questa strana quanto esperibile formula: « Il reale è l’impossibile » , anche quando si istituzionalizza, seguendo la cifra dell’inesplicabile. Come a dire che non si capisce, umanamente è inaccettabile, eppure si verifica e ci accompagna come una divinità folle che scombina le carte del gioco della vita. In realtà, razionalità e impossibile flirtano di continuo. Tornando agli orrori della storia, stando alla tradizione sempre smentita che sia maestra di vita, il piano “tecnicamente” razionale dello sterminio di massa degli ebrei era, per i nazisti, perfettamente “razionale”. E reale si è dimostrato fino a quando una combinazione di fattori strategici piuttosto complessi, e in parte fortuiti, tra alleanze improbabili quanto necessarie, il nazismo è miseramente caduto. Così, l’impossibile razionale ha lasciato posto all’impossibile irrazionale che è la vita, della quale, alla fine, ben poco sappiamo. Sappiamo che c’è e l’attraversiamo con amore e sgomento. « Come in un sogno » , ci direbbero le filosofie e le letterature di tutte le tradizioni. Quello che ci viene chiesto oggi, nella sfida dell’accelerazione degli eventi in cui evidentemente siamo intrappolati, è una grande elasticità tra razionalità e apertura al nuovo. Senza difendere a tutti i costi la prima e temere la seconda. Il caleidoscopio del mondo sta girando impazzito, ma i disegni che compone spetta a noi interpretarli. Con il buonsenso e la capacità di inventare nuove soluzioni a nuovi problemi, che è in fondo l’arma che nei millenni l’uomo ha usato di fronte a ogni sfida impossibile. Reale e impossibile. Ma mai, lo dimostrano i millenni, fatale.
Il terrorismo vive di questa strana formula: non si capisce, è umanamente inaccettabile, eppure si verifica e ci accompagna come una divinità folle che scombina le carte del gioco della vita