Chihuahua
Capitale di un omonimo Stato messicano dove nacque Anthony Quinn. Rievoca i primi anni 60 quando Marilyn perse la vita, diventando eterna
1962una lunga estate calda, al sapore di latte e menta, chinotto, cedrata, spuma e, marginalmente Coca Cola. Bambini e ragazzi preferiscono i gelati confezionati e il cremino costa cinquanta lire. Ci si chiede come mai nella pubblicità ha una forma molto più accattivante nelle mani di una bella signora bionda. È buono, ma tirato fuori dalla ghiacciaia ha una forma di sogliola sgonfiata ed appiattita attorno ad uno stecco. Volendo, si può sempre ripiegare su un ghiacciolo. Tendenzialmente si sceglie quello alla menta: costa quindici lire ed è curioso vedere il ghiaccio verde scolorirsi mentre lo si succhia. Con venti lire si può comperare un Arcobaleno: ghiacciolo anch’esso, ma a più colori e il verde della menta chiude in fondo. 26 luglio, fa caldo: il termometro arriva a 40,5° C. Sotto gli ombrelloni, chiacchiere ad alleggerire le paure derivate dalla tensione internazionale tra Usa e Urss: mai come in questo periodo si sfiora la guerra mondiale. Allora si commenta l’elezione di Antonio Segni a presidente della Repubblica del 6 maggio o si scivola sulla prima Coppa Italia vinta a Roma dal Napoli dopo aver battuto 2 a 1 la Spal. Il Napoli è in serie B, mentre la Società Polisportiva Ars et Labor di Ferrara ( da cui Spal) milita gloriosamente in Serie Ae i ragazzini vanno alla ricerca della figurina Panini della sua ala destra, Carlo Dell’Omodarme. 6 agosto, mattina. I ragazzi hanno fatto colazione con Ovomaltina e per radio arriva la notizia in Italia: il giorno prima, il 5 agosto, Marilyn Monroe viene trovata morta nella sua casa a Brentwood, Los Angeles. Una dose eccessiva di barbiturici, si dice. 1962, anno degli eccessi. Entrerà nel mito, grazie anche a questa fine largamente attraversata dal mistero.
DONNA OGGETTO. Trenta anni dopo, nel 1992, quando l’America compie Cinquecento anni, si diffonde l’ennesimo pettegolezzo: Marilyn uccisa da due supposte. Proprio così: due supposte letali targate Servizi Segreti presidenziali per evitare scandali. Troppo coinvolta con i Kennedy. Parce sepulto, dicevano i latini: abbi pietà dei morti. I Sessanta hanno amplificato il mito di questa donna- oggetto, simbolo di tutti i sogni erotici di allora. I Novanta post effimeri e mediatici, volendo stupire, sono passati dai barbiturici alle supposte. Dall’eccesso all’esagerazione televisiva. L’America crea e distrugge i suoi miti con valanghe di luoghi comuni. Amante dei Kennedy, sciatta, bomba del sesso, uccisa, suicidata, suicida, con barbiturici, con il veleno, dalla Cia, da Joe di Maggio, nevrotica, incostante, attraente, vittima del suo corpo, senza cervello, senza pudore, senza mariti, senza valori, ridotta senza vita e giustiziata con due supposte. Ma scriveva poesie: e questo si dice meno. 6 agosto 1962. La radio trasmette la voce di Mina e una canzone con un titolo strano: Chihuahua, una samba coloratissima e visionaria. Ancora una volta è Giorgio Calabrese a scrivere immagini di parole: con lui firmano Antonia Bertocchi ( collaboratrice di Mina) e Mansueto de Ponti. Non so perché, ma ho sempre legato le atmosfere raccontate da Calabrese con lo svanire terreno di Marilyn per lasciare posto al suo mito. « Se lungo il tempo che verrà / la nostalgia di non so che / ritornerà da te / per qualche cosa che non hai, / ricordati di Chihuahua / nei giorni vicino a me / che illanguidivano nei tramonti / che dedicavo a te. / Ricordati
L’America crea e distrugge i suoi miti con valanghe di luoghi comuni. Così la Monroe è insieme sciatta, bomba del sesso, uccisa, suicida e suicidata
di Chihuahua / dei giorni accanto a me / esasperati dal desiderio / di rivedere te». Cosa c’entra con Marilyn? Niente di niente. Ma cosa c’entra Chihuahua con i ricordi di Calabrese? Chi lo sa. È la capitale dello Stato messicano di Chihuahua ed è legata al cinema solamente perché là è nato Anthony Quinn. Nessuna traccia di Marilyn, se non in quelle atmosfere irripetibili dei primi Sessanta. Estremamente evocative, evocative comunque: Ferzan Ozpetek inserisce Mina e Chihuahua ne La finestra di fronte e ci sta di incanto, proprio in virtù di parole e musica immaginifiche: «Il vento tiepido dell’est / la prima notte che t’amai / improvvisò per noi / una canzone senza età. / Ricordati di Chihuahua / nei giorni vicino a me / che illanguidivano nei tramonti / che dedicavo a te. / Ricordati di Chihuahua / dei giorni accanto a me / esasperati dal desiderio / di rivedere te».