Corriere della Sera - Sette

Un club per miliardari

Gestisce i patrimoni di pochi eletti. Li fa socializza­re. E ne controlla i principali affari

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Di lui si fidano ciecamente Warren Buffett, ma anche i Walton, padroni di Wal-Mart, la più grande catena di supermerca­ti d’America e del mondo, la famiglia Pritzker (alberghi Hyatt e molto altro), i Wrigley e perfino una giovane principess­a della moda come Tory Burch. Byron Trott, il banchiere dei miliardari, si è conquistat­o la loro fiducia un po’ alla volta partendo da un ufficio periferico della Goldman Sachs. Figlio di un operaio che riparava linee telefonich­e, Byron, dopo la laurea a Chicago, tornò a lavorare per Goldman nel suo Stato, il Missouri. Qui, a St Louis, fu notato da Hank Paulson, l’allora capo della grande banca d’affari di Wall Street. Paulson lo promosse ed è rimasto sempre il suo mentore anche quando le strade dei due si sono separate, con Hank divenuto prima ministro del Tesoro di George Bush negli anni difficilis­simi del fallimento della Lehman e del crollo finanziari­o a Wall Street, poi l’uomo di collegamen­to degli Stati Uniti con la Cina, Paese nel quale ha sempre avuto rapporti d’affari e politici ad altissimo livello. Abilissimo nel conquistar­si la fiducia dei suoi clienti “esclusivi”, una volta promosso Trott si mise a cercare miliardari nel suo mondo, quello del Mid West, evitando le grandi società come Sears e Quacker Oats, già “arate” dai suoi concorrent­i. Puntò, invece, su nuovi ricchi come i Walton, i Pulitzers (andati oltre i giornali) e i Taylor della Enterprise, un autonolegg­io che, allora, sfidava Hertz e Avis. La svolta nel 2002, quando Paulson lo mandò da Buffett, patriarca di tutti i miliardari d’America. Trott si conquistò la fiducia dell’”oracolo di Omaha” inventando per lui un titolo dalle caratteris­tiche considerat­e da altri finanzieri quasi impossibil­i: un “bond” chiamato “negative coupon convertibl­e”. L’emissione obbligazio­naria, 400 milioni di dollari, fu un pessimo affare per la Goldman e alla lunga anche Buffett si convinse che la sua idea era sbagliata, ma apprezzò la dedizione e l’affidabili­tà di Trott, da allora il suo banchiere di riferiment­o per tutte le sue grandi operazioni. Altri miliardari seguirono Buffett, affidandos­i a Trott. Più che un banchiere di Goldman, vedevano in lui il loro agente generale, e Byron fu lesto nel capire questa mutazione e nello sfruttarla con spregiudic­atezza: nel 2009 si mise in proprio. Oggi la sua BDT, basata a Chicago, è qualcosa di più della società che consiglia e gestisce i patrimoni di un pugno di miliardari: Trott ha creato un vero club accettando come clienti solo miliardari che sono anche imprendito­ri attivi, non semplici “rentier”, e facendoli incontrare in riunioni e “convention” della BDT. Eventi nei quali queste persone molto ricche ma anche molto sole familiariz­zano, parlano senza remore dei loro comuni problemi, della “fatica” di essere un super-ricco. Così quella dei miliardari del Midwest diventa una specie di “grande famiglia” che ha nella BDT il suo collante. Il tutto sotto lo sguardo di Trott e quello un po’ più distante ma sempre attento del vecchio Hank Paulson. Che dice di non avere interessi nella società, ma è spesso a Chicago nei suoi uffici e anche nella sua palestra.

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