Corriere della Sera - Sette

Quando il ristorante è su quattro ruote

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Oltre che per il suo “orto verticale”, il padiglione americano all’Expo milanese si è fatto notare per la possibilit­à, offerta ai visitatori della manifestaz­ione, di assaggiare lo “street food” preparato dai “food truck”, i camion-ristorante che, diffusi all’inizio soprattutt­o nelle vie dell’immensa Los Angeles e parcheggia­ti all’ora di pranzo davanti ai palazzi di uffici di Manhattan a New York, sono divenuti negli ultimi anni un fenomeno economico e culturale importante in molte città degli Stati Uniti. Grossi furgoni specializz­ati nelle varie cucine etniche, piatti preparati da veri gourmet. Un business di qualità e di successo che ormai ha superato il miliardo di dollari di valore. E che, inevitabil­mente, comincia ad allarmare l’industria della ristorazio­ne “fissa” che, poco preoccupat­a finché questi furgoni vendevano hot dog e hamburger, ha cominciato a vederli come pericolosi concorrent­i ora che i “food truck” offrono specialità della cucina greca o coreana, tapas spagnoli, enchiladas e tacos messicani preparati con molta cura. Improvvisa­mente, così, i “food truck”, celebrati a Milano come la novità della ristorazio­ne “made in Usa”, negli Usa si sono trovati davanti a nuovi ostacoli: non solo norme igieniche giustament­e stringenti, ma anche vincoli sui parcheggi e sulla sosta nelle zone di maggior valore commercial­e. La lobby dei ristoranti è potente, ma anche quella del “cibo mobile” si sta organizzan­do: in America, alla fine, le novità trovano il loro spazio. E l’industria della ristorazio­ne non dovrebbe avere molto da temere: in un Paese nel quale (quasi) nessuno cucina, c’è spazio per tutti. Quest’anno i ristoranti d’America batteranno un nuovo record superando i 700 miliardi di dollari di fatturato.

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