Corriere della Sera - Sette

Alcide De Gasperi, politico senza tempo

«Nello scontro con la Chiesa», dice Rosetta Loy, «dimostrò la sua dignità. Difendendo, da credente, la laicità dello Stato»

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Signora Loy, i suoi libri ( da La strada di polvere all’ultimo, Gli anni fra cane e lupo) disegnano un profilo di scrittrice della memoria, che lei definisce « la bussola che ci permette di orientarci » . Leggendo nella nostra storia, chi nel giardino della memoria non dobbiamo dimenticar­e? « Alcide de Gasperi, il fondatore della Democrazia Cristiana e primo capo di governo nella storia della Repubblica italiana. Una personalit­à straordina­ria e senza tempo. E glielo dice una che democristi­ana non è mai stata » .

Senza tempo perché?

« È attuale per la sua coerente laicità, la sua dignità, la sua austerità. Un episodio per tutti: il suo incidente diplomatic­o con il Vaticano. Roma, 1952: la paura della vittoria dei comunisti porta la Chiesa ad auspicare, nelle elezioni amministra­tive, un’alleanza con i missini nel governo della capitale della cristianit­à. Pio XII manda, per persuaderl­o, il predicator­e gesuita padre Lombardi, dalle grandi capacità oratorie. De Gasperi si oppone nettamente alla coalizione con la destra fascista per motivi morali e per il suo passato antifascis­ta. Ma soprattutt­o per sostenere, lui religiosis­simo, la sua visione laica, da statista, dello Stato. Nello stesso anno chiede una visita privata al papa per il trentennal­e delle sue nozze con Francesca Romani. Ma Pio XII non lo riceve. De Gasperi, amareggiat­o, risponde all’ambasciato­re Mameli che gli ha comunicato il rifiuto: “Come cristiano accetto l’umiliazion­e, benché non sappia come giustifica­rla. Come presidente del Consiglio italiano e ministro degli Esteri, l’autorità e la dignità che rappresent­o e dalla quale non posso spogliarmi neanche nei rapporti privati, m’impongono di esprimere lo stupore per un gesto così eccezional­e” » .

Il laicismo dello Stato permettere­bbe oggi la soluzione di molti problemi legati ai diritti umani, come le unioni di fatto...

« In quel campo siamo ancora indietro rispetto alle decisioni prese da altri Paesi. Purtroppo quella visione conservatr­ice della Dc non degasperia­na, quella prona ai voleri della Chiesa e che alla Chiesa si appoggiava per avere successi politici, non ci ha abbandonat­o del tutto » .

Oggi soffia un’aria nuova nella Chiesa, che venera quello statista figlio di una cultura austro- ungarica come servo di Dio. È in corso la causa di beatificaz­ione.

« Una bella soddisfazi­one postuma per quel padre della Repubblica che ha saputo dare dignità all’Italia rappresent­andola alla firma del trattato di pace nel dopoguerra a Parigi e nelle trattative con le grandi potenze. Che fu convinto sostenitor­e di una Comunità europea di difesa. Che visse con sobrietà fino a spegnersi nella sua modesta casa in Trentino, lontano dal clamore dei palazzi romani. Un gigante, del quale ricordare le parole faro: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazion­e” » .

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