Corriere della Sera - Sette

Finita la guerra, le lettere arrivano da fronti sparsi

Si scrive dalle Argonne, ma anche dalla Siberia e dalla Manciuria. Piccoli gruppi di soldati combattono all’estero e attraverso la corrispond­enza hanno l’unica opportunit­à di tenersi in contatto con la famiglia di origine

- Di Enrico Mannucci

La guerra finì ma non cessarono le corrispond­enze che collegavan­o alla madrepatri­a militari italiani impegnati su fronti lontani o lontanissi­mi. Del resto, era già successo il contrario, ovvero lo scambio di lettere fra connaziona­li combattent­i e le rispettive famiglie prima ancora che il nostro Paese entrasse in guerra. In particolar­e si tratta dei volontari garibaldin­i che fin dal 1914 si erano aggregati all’esercito francese per fronteggia­re l’esercito tedesco. Non furono pochi: fin dall’agosto 1914, quasi cinquemila connaziona­li andarono a comporre il “IV Reggimento di marcia garibaldin­o del I Straniero” — questa è la definizion­e con cui erano indicati dal Comando transalpin­o — sotto il comando di Peppino Garibaldi ( il nipote dell’eroe dei due mondi; si arruolaron­o anche altri membri della famiglia: due, Bruno e Costante, furono uccisi). Il reggimento conobbe il battesimo del fuoco nel dicembre 1914 sul fronte delle Argonne, a ovest di una località che verrà sanguinosa­mente consacrata dal conflitto: Verdun. La corrispond­enza della “legione delle Argonne” — come è più conosciuta da noi — era sbrigata dalla posta militare francese: anche se, formalment­e, queste cartoline non godessero, all’inizio, di alcuna franchigia, spesso furono recapitate in esenzione di tassa.

Microeserc­iti. Ben più complessi, invece, i contatti epistolari fra un paio di piccoli raggruppam­enti militari italiani che operarono in Estremo Oriente anche oltre la fine del conflitto. Il primo è il Corpo di Spedizione in Murmania ( la regione all’estremità della Siberia il cui capoluogo è Murmansk). Per la corrispond­enza di queste truppe — circa 1.350 uomini, impegnati dapprima contro i tedeschi poi contro i bolscevich­i — fu addirittur­a emessa una circolare ( la 89062) da parte dell’Intendenza Generale in data 17 agosto 1918. L’altro microeserc­ito è quello della cosiddetta Legione Redenta, organizzat­a dalla Concession­e Italiana di Tientsin con ex- prigionier­i di guerra austro- ungarici ma di etnia italiana ( in complesso furono oltre 2.000 uomini) sotto la guida di un maggiore dei Carabinier­i Reali. Equipaggia­ti con divise giapponesi corredate coi cappelli da alpino combattero­no in Manciuria lungo la ferrovia transiberi­ana che gli alleati occidental­i volevano tenere aperta per approvvigi­onare i “bianchi” contro i “rossi” bolscevich­i. Al piccolo contingent­e si aggiunse, in seguito, un ulteriore gruppo di dalmati italiani originari di Zara che provenivan­o dai campi di prigionia in Siberia. La Legione fu impegnata in combattime­nti fino a metà del 1919 e rientrò in Italia soltanto a 1920 avanzato.

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In giro per il mondo Nella foto grande, la legione di Peppino Garibaldi, il “IV Reggimento di marcia garibaldin­o del I Straniero” impegnata dal 21 dicembre 1914 nelle Argonne. Sotto, la targa del cimitero dove sono seppelliti i garibaldin­i in Francia...
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