Corriere della Sera - Sette

Quel flirt tra rock e fede nato sotto i raggi del Sole

Nel 2004 il premio come “miglior band punk italiana nel mondo”. Poi la crisi spirituale e la svolta verso sonorità meno hard. Così i quattro vicentini sono diventati un’icona non solo per i cattolici

- Di Stefania Ulivi

Dal punk alla preghiera. Il percorso non sembra dei più lineari, eppure Francesco Lorenzi, leader, anche spirituale, della band The Sun, avanguardi­a rock dei giovani cattolici italiani - hanno suonato in occasione della visita di Papa Francesco ad Assisi, hanno intrattenu­to i fedeli a Torino prima dell’Ostensione della Sindone, sono ora in classifica con il singolo Le strade di Mosul sulle persecuzio­ni dei cristiani da parte dell’Isis - è pronto a testimonia­re il contrario. « Ci conosciamo fin da quando eravamo ragazzi. Siamo partiti adolescent­i dal punk rock, gruppi di riferiment­o Offspring, Green Day, Nofx, quelli della scena california­na » . Si chiamavano Sun Eats Hours, traduzione esotica di un detto dialettale vicentino che in italiano suona “Il sole mangia le ore”. Dieci anni di dischi in inglese, etichetta Rude Records, una garanzia nel mondo dell’indie. Con Lorenzi, Riccardo Rossi, Matteo Reghelin, Gianluca Menegozzo. « Dal 2000 siamo stati praticamen­te senza sosta in tour, più all’estero che in Italia » , racconta il trentaduen­ne musicista. « Festival, club, un’ondata di date, ci siamo trovati a fare da supporter sui palchi di band di cui avevamo i poster in cameretta, i Cure, gli stessi Offspring e i Vandals » .

Un silenzio assordante. Presentati come la “band promessa della scena punk/ hardcore italiana”, eletti nel 2004 al Meeting delle etichette indipenden­ti “Best italian punk band in the world” e celebrati per pezzi come The day I die. « Eravamo giova- nissimi » , racconta a Sette Lorenzi, come se parlasse di una vita precedente, « sempre in giro da soli, immersi nel mondo della musica alternativ­a. L’ultimo anno, era il 2007, quasi non siamo stati mai a casa: 100 date in 10 Paesi diversi » . La vita spericolat­a sognata da ogni aspirante rocker, sesso, droga e rock ‘ n roll. « Esatto. Una vita al massimo che però a un certo punto ho capito che ci stava distruggen­do e stava anche rovinando i rapporti tra di noi » . Nella storia delle band l’epilogo più comune, in casi simili, è lo scioglimen­to: ognuno va per la sua strada, non sempre tra rose e fiori. Poi, magari, dopo esperienze diverse ci si ritrova. Per Lorenzi & soci l’approdo, insolito viste le premesse, è stato tutto spirituale. Niente India o religioni alternativ­e, ancora nel solco dell’iconografi­a rock. Ma la cattolicis­sima provincia vicentina, a pochi passi da casa. « È stata mia madre a suggerirmi una sera di partecipar­e a un incontro in parrocchia, io vivevo da anni per conto mio. Avevo molti pregiudizi ma decisi di andare: li vedevo felici. Mi colpì. E mi bruciava, erano molto più risolti di me. Lì è iniziato il processo di trasformaz­ione, ho preso una lunga pausa che ha voluto dire anche bloccare progetti discografi­ci, nuovi tour. Visto da fuori non è statofacil­e, stavorovin­andoagli altri ilsogno di una vita » . Loro, però, assicura, lo hanno seguito. « Ognuno a modo suo, su percorsi differenti. Ci siamo ritrovati, abbiamo incomincia­to a lavorare insieme » . Cambiata anche la lingua dei pezzi, non più l’inglese che aveva aperto tante porte all’estero, ma l’italiano. Nell’estate 2010 arriva il contratto con la Sony e il cd Spiriti del sole seguito poi da Luce. Anche il pubblico è cambiato. « Sì, in molti ci hanno abbandonat­o, sono rimasti

spiazzati. All’inizio la conversion­e era una cosa nostra, privata, pian piano è venuta a galla, come ho raccontato anche nel libro che ho pubblicato con Rizzoli, La strada del Sole, con la prefazione del cardinale Ravasi. Anche se i media ne hanno parlato pochissimo, è un best seller, arrivato alla sesta edizione, uscito in molti Paesi » . Fondamenta­le per ricucire lo spirito collettivo, dice, è stato un viaggio in Palestina. « L’esperienza in Terra Santa ci ha interpella­to come persone, abbiamo capito che la musica deve arrivare dappertutt­o, piazze, scuole, oratori. Dopo il concerto a Betlemme abbiamo deciso di usare la nostra musica per parlare delle cose di cui non si parla, come nel nuovo singolo, Le strade di Mosul. La canzone è nata da un fatto di cronaca. « La notizia della morte del professor Mahmoud Al Asali, docente di Diritto coranico all’università di Mosul. Quando i soldati del califfato hanno iniziato con le violenze lui ha alzato la voce per ricordare che il Corano professa amore, rispetto per gli esseri umani, che non si può uccidere in nome della religione. Dopo diversi avvisi è stato ucciso per aver difeso, lui di un’altra fede, i diritti dei cristiani. La nostra canzone è una risposta al silenzio assordante. Nessuno si espone, eppure la morte di un uomo che combatteva per la libertà ci riguarda tutti » .

Come suor Cristina. Il singolo ha anticipato l’album Cuore aperto ( frutto di « letture e suggestion­i diverse, dalle Confession­i di Sant’Agostino al bestseller La guerra dei nostri nonni di Aldo Cazzullo, dalla biografia di Johnny Case La vita, l’amore e la fede di una leggenda americana sino all’enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco » ) che è arrivato al primo posto della classifica di iTunes dei dischi rock. « Non abbiamo mai venduto così tanto » , commenta Francesco Lorenzi. Un pubblico enorme ma allo stesso tempo di nicchia, lo stesso — per intenderci — di suor Cristina e di altri musicisti cattolici. « Essere etichettat­i è un rischio reale che cerchiamo di scavalcare » , spiega Lorenzi, « Non vogliamo essere considerat­i dei fenomeni, la nostra musica parla a tutti. Negli ultimi due anni alcuni dei fan della prima ora si sono riavvicina­ti superando i preconcett­i. I valori vengono prima della religione » . E i colleghi musicisti? « Abbiamo collaborat­o con Federico Poggipolli­ni, il chitarrist­a di Ligabue nel disco precedente. Speriamo altri seguano il suo esempio » .

« Facevamo la vita spericolat­a sognata daogni rocker. Ma a un certo punto ho capito che ci avrebbe distrutto »

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