Così l’intuito cambiò la medicina
L’audace intervento che rese sicuro il cesareo. L’uso curativo di un allucinogeno. E il Nobel che studiò i neuroni (e li rinnegò)
Storia avventurosa, di esploratori e sperimentatori impavidi, di scienziati e sciamani, talvolta anche di cialtroni irriducibili, per non parlare dei giocatori d’azzardo non sempre fortunati, la storia della medicina ha trovato nel neurologo, professore universitario a Pavia, storico e saggista Paolo Mazzarello non soltanto il suo Balzac ma anche il suo Salgari. Personaggi da romanzo ottocentesco, Giulia Cavallini e il ginecologo Edoardo Porro, lei sull’orlo d’un parto cesareo da cui all’epoca le donne non uscivano quasi mai vive, lui medico modernista ed ex garibaldino, sono i protagonisti dell’ultimo libro di Mazzarello, E si salvò anche la madre, storia dell’evento che rivoluzionò il parto cesareo. Siamo a Pavia, l’anno è il 1876. Audace e testardo, Porro decide di tentare un intervento chirurgico mai osato prima. È un intervento che salverà la vita anche alla madre, mentre fino ad allora solo i neonati avevano una mezza speranza di sopravvivere al parto cesareo. Intorno, come al solito, superstizioni religiose, tradizioni rabbiosamente difese dalla casta medica, opinioni pubbliche diffidenti. Porro, che cambiò la storia del parto, lo fece di prepotenza, rischiando il collo. Non c’è, del resto, altro modo. È solo così, attraverso choc improvvisi e imprevedibili, che la medicina e la scienza in genere entrano in territori incogniti, acquisendoli ( se tutto va bene) alla conoscenza. A questi eventi particolari, alle trame romanzesche e ai colpi di scena della storia della medicina, Mazzarello dedica da anni libri e corsi universitari. Nel Nobel dimenticato, del 2006, ha raccontato la storia esemplare dello scienziato Camillo Golgi che fu il primo italiano in assoluto, due settimane in anticipo su Giosuè Carducci, a ricevere un Premio Nobel. A sua volta professore e medico a Pavia, come Edoardo Porro e come lo stesso Mazzarello, Golgi fece il passo falso di negare la realtà dei neuroni, benché proprio lui ne avesse intuito e previsto per primo l’esistenza. Un altro grande libro di Mazzarello è L’erba della regina, nel quale viene messa in scena la storia della belladonna, potente allucinogeno usato per secoli e secoli da sciamani e santoni per “viaggiare” nei piani astrali, salvo poi trasformarsi ( grazie agli esperimenti d’un erborista bulgaro, e grazie anche all’interesse che la regina d’Italia Elena del Montenegro, maritata con Vittorio Emanuele III, aveva per le erbe e per le cure miracolose) nella medicina che finì per debellare l’encefalite letargica, che tra il 1918 e il 1920 si era diffusa dall’est europeo all’intero continente in forma epidemica. Un altro neurologo e saggista, il grande Oliver Sacks, ha raccontato la storia dei sopravvissuti all’epidemia d’encefalite letargica del primo dopoguerra nel classico Risvegli, da cui fu tratto nel 1996 un film inquietante e famoso.
Un po’ di Flaubert e di Balzac. In questa full immersion di Mazzarello nel retrobottega degli speziali e dietro le quinte dei laboratori dei primi medici moderni c’è anche qualcosa di Flaubert, di Bouvard e Pécuchet, oltre che di Salgari e di Balzac. Ogni scienza, per quanto parziale e persino improbabile, appariva gli occhi dei due ex copisti come la chiave che da sola poteva schiudere la conoscenza del mondo per intero. Così le saghe degli outsider agli occhi di Paolo Mazzarello.