Corriere della Sera - Sette

C’è un aroma che lega Liguria e Sicilia

Usata in medicina per curare i dolori, a tavola per profumare i cibi. La maggiorana nasce con un mito. Ed è odiata dai maiali

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Cinira o Kinyra, mitico primo re di Cipro e padre di Adone, nato incestuosa­mente dalla figlia Mirra, che dà il nome all’albero più profumato e ricercato dell’antichità, aveva — secondo la leggenda — un ufficiale di nome Amaraco, il cui compito era quello di custodire i profumi. La sua figura mitica è legata ad uno dei profumi più antichi dell’isola l’Amarikinon prodotto con l’origano majorana che prende il nome dal servitore di Kinyra: Amaracos. La ricetta per prepararlo comprendev­a l’uso del vino molto simile nella composizio­ne al profumo che portava il nome dell’isola: il Ciprinum, a base di vino e maggiorana selvatica, o Amaracos. Un giorno Amaracos ruppe un vaso colmo d’essenza preziosa e per il dispiacere ne morì. Gli dei commossi lo tramutaron­o nell’omonima pianta odorifera: amaracus ovvero Origanum majorana oMajorna hortensis. Nel tardo latino detta anche “mazurana” da cui poi in italiano “maggiorana”.

Un effetto lenitivo. È una pianta odorosa perenne amante del caldo originaria dall’Oriente e dell’Africa nord- orientale della famiglia delle Lamiacee. Si coltiva negli orti per l’utilizzo delle foglie comearomat­izzante in cucina. Richiede un terreno fertile e luogo caldo e riparato. Fiori e steli vanno raccolti a fine primavera prima che si aprano i boccioli e si lasciano a seccare al buio a strati sottili. In medicina naturale era utilizzata come tonico stomachico, stimolante la digestione, anticatarr­ale, antispasmo­dico, il suo infuso lenitivo era utile per i dolori femminili. Un tempo la maggiorana da impiegare per la cura del mal d’orecchi applicando sul lobo delle foglie la si coltivava in vaso di coccio, infatti per questo uso si considerav­a inefficace la maggiorana coltivata in campo. L’olio essenziale che se ne ricava contiene canfora, terpeni come il borneolo, flavonoidi, tannini, oligoeleme­nti, ecc. In Sicilia il suo olio essenziale, giallo chiaro e profumatis­simo, lo si applicava sulle contusioni; lo stesso olio per via del suo profumo intenso è utilizzato in profumeria. Gli antichi naturalist­i come Dioscoride, Plinio, ecc. accostavan­o questa pianta alla purezza e alla bontà e, quasi a sottolinea­re ciò, Lucrezio nella sua opera De rerum natura sostiene che il maiale fugge e teme la maggiorana il cui odore gli è insopporta­bile; proprio quest’animale è simbolo di piacere per le cose immonde quindi contrappos­te alle cose pure e oneste che questa pianta rappresent­a. In cucina la maggiorana è l’aroma principe dei pansotti liguri della Riviera di Levante e dei ravioli di ricotta della Sicilia orientale, distanti geografica­mente ma gemelli nel gusto, entrambi sono ripieni di ricotta e maggiorana, ma sono conditi differente­mente, è prevista la salsa di noci per i pansotti e il sugo di maiale o solo sugo al pomodoro per i ravioli siciliani. Come tutte le erbe aromatiche anche la maggiorana dal profumo intenso e dal sapore d’origano ma più delicato è un alleata nei regimi ipocaloric­i quando i condimenti classici, generalmen­te grassi, debbono essere drasticame­nte abbattuti e con essi spesso anche il sapore, che risulta poco gradevole. Un trito di erbe aromatiche, maggiorana compresa, esalta qualsiasi alimento: bistecca ai ferri, pesce, verdure, sughi di pomodoro, ecc.

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