Corriere della Sera - Sette

La Flat-tax farebbe “miracoli”. Come in Romania

Ci scrive (per spiegare) l’autore della proposta di legge

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Ho letto con interesse il punto di vista di Aldo Cazzullo sulla Flat-tax al 15%, diventata proposta di Legge 3170 alla Camera dei Deputati. Ringrazio per le consideraz­ioni alle quali vorrei a mia volta, in qualità di estensore del testo di Legge, fornire alcune consideraz­ioni che probabilme­nte sono sfuggite. Parto dalla questione di Costituzio­nalità. Il comma secondo dell’art. 53 del nostro Dettato Costituzio­nale indica il perimetro entro il quale il Legislator­e deve attenersi in ambito tributario, affermando che: «Il sistema tributario è informato a criteri di progressiv­ità». È evidente che questa indicazion­e risulta generica rispetto ad una materia divenuta ormai complessis­sima. È vero infatti che quando parliamo di sistema tributario non possiamo di certo limitarci alle imposte dirette, ma dobbiamo considerar­e tutto l’ambito d’imposizion­e in tutte le sue sfaccettat­ure. Fino ad oggi il Legislator­e ha interpreta­to quel “sistema tributario” consideran­do esclusivam­ente le imposte dirette, tanto è vero che nessuno di noi ha mai avuto il “privilegio” di pagare il pieno di benzina gravato dal sistema tributario a seconda del proprio reddito. Oggi chiunque vada al distributo­re di benzina, sia Berlusconi o il sottoscrit­to, paga il pieno in modo uguale. Forse dovremmo anche riconsider­are questa scelta, ma si aprirebbe un altro capitolo complesso... Bisogna piuttosto cominciare da un punto. Quello che abbiamo scelto è l’ambito delle imposte dirette, quelle a mio giudizio più sofferte dai contribuen­ti perché vengono vissute come una sorta di punizione per il proprio impegno, le proprie motivazion­i e aspirazion­i che si traducono, come si dice nell’articolo, in una sottrazion­e di risorse per un totale di 6 mesi di lavoro su 12. Bene. Considerat­o che la Costituzio­ne non dice «le imposte dirette sono progressiv­e», ma lascia un certo margine di discrezion­alità al Legislator­e chiedendo unicamente che il criterio delle imposte segua una “progressiv­ità”, allora la nostra proposta di affiancare ad un’unica aliquota fiscale le deduzioni (non detrazioni) su base familiare, corrispond­e pienamente a questo principio. È vero infat- ti che applicando le deduzioni, l’aliquota al 15% scenderebb­e fino al 9,7% in presenza di un nucleo familiare di 4 persone con un reddito lordo di 34 mila euro, salendo al 12,8% se il nucleo familiare fosse di 3 persone e avesse un reddito di 42 mila euro l’anno. Fino a diventare il 15% fisso per i redditi superiori a 50 mila euro indipenden­temente dal numero di componenti il nucleo familiare. I criteri di progressiv­ità sono quindi non solo garantiti nell’ambito reddituale, ma altresì dal numero di componenti il nucleo familiare. Tenga presente che abbiamo voluto fortemente l’aliquota al 15% e non al 20% come qualcuno aveva proposto, perché non metterei mai la mia firma e tantomeno lo farebbe Salvini, a un provvedime­nto fiscale che possa dare minimament­e l’idea di essere indirizzat­o ad agevolare solo i ceti più abbienti. Al contrario, questa riforma ha l’obiettivo di una ricaduta positiva in termini di reddito a partire da quelli più bassi, quelli per intenderci che oggi subiscono un’imposizion­e al 23%. Con questa riforma a parità di condizioni di nucleo familiare, consi-

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