Corriere della Sera - Sette

Tre euro a cassa, una vita a basso costo

Un sudanese è morto per il caldo raccoglien­do pomodori in Salento. Il lavoro nei campi era più tutelato durante il fascismo che oggi

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«Quale misura precauzion­ale contro i casi di insolazion­e, i datori di lavoro sono tenuti a fornire ai lavoratori e alle lavoratric­i cappelli di paglia di dimensioni adeguate allo scopo e ad erigere in aperta campagna, sui posti di lavoro, ripari speditivi di pali e frasche sotto i quali, nelle ore dl caldo eccessivo, i lavoratori possano riposare e consumare il pasto » . C’è da vergognars­i, dopo la morte del sudanese Mohammed, assassinat­o l’altra settimana a Nardò dal caldo, dalla fatica, dallo sfruttamen­to schiavista, a rileggere sul Giornale di Brindisi del 17 maggio 1934, organo della Federazion­e dei Fasci di combattime­nto del « Salento fascista » , le « Disposizio­ni di S. E. Starace per la mietitura » . Perché pare quasi che ottantuno anni fa il regime fascista, al quale non potremo mai perdonare la dittatura, il culto del Duce, l’infamia delle leggi razziali e altri crimini irrimediab­ili, avesse per le manovalanz­e agricole più attenzione ( orribile a dirsi) di quella oggi riservata al tema dalle forze dell’ordine, dai sindacati, dalla magistratu­ra. Non c’era niente, per Mohammed e i suoi compagni di raccolta. Non c’erano cappelli, non c’erano capanne di frasche per il riparo, non c’erano soste per il riposo nelle ore più calde sotto il sole furibondo. Nulla. Nulla di nulla. Ma soprattutt­o non c’erano vigili urbani, poliziotti, ispettori del lavoro che ponessero un freno al caporalato omicida. Nonostante il fenomeno dello sfruttamen­to schiavisti­co fosse noto da anni. E nonostante il padrone stesso del podere fosse già sotto processo esattament­e per motivi identici. Cioè la maniera abominevol­e in cui lui, altri proprietar­i terrieri della zona e gli stessi caporali, spesso stranieri, trattavano i loro servi della gleba. Metodi riassunti, ha scritto il Manifesto, nei capi d’imputazion­e: « associazio­ne per delinquere, riduzione o mantenimen­to in schiavitù o in servitù, intermedia­zione illecita e sfruttamen­to del lavoro, estorsione e falso » .

TRE QUINTALI. « Mohamed lavorava per tre euro e mezzo a cassone » , ha spiegato al quotidiano diretto da Norma Rangeri Yvan Sagnet, un sindacalis­ta della FlaiCgil, « Ciascun cassone pesa 3 quintali, e più ne riempi, più vieni pagato. La gior- nata di lavoro inizia alle 5 del mattino e finisce tra le 17 e le 18: si passano 12 ore sotto il sole, a faticare come bestie. Mohamed probabilme­nte non era abituato, era la prima volta che raccogliev­a pomodori, e i 42 gradi, la pressione psicologic­a, sono stati fatali » . L’autoambula­nza, chiamata dagli altri immigrati, è arrivata dopo due ore. Quando il poveretto era già morto. Fosse successo a un italiano, apriti cielo! Per Mohammed non una protesta. Capita. Eppure, come dicevamo, perfino la Segreteria del Partito Nazionale fascista, quasi un secolo fa, pareva più attenta. E se alcune disposizio­ni appaiono fuori del tempo ( come quella che « i conduttori di aziende agricole aventi bisogno di mano d’opera appartenen­te a Comuni di altre Province » dovessero « inoltrare regolare richiesta agli uffici provincial­i o comunali di collocamen­to agricolo della propria provincia servendosi degli appositi moduli… » ) altri sono ancora attualissi­mi. Come questa: « È obbligo del datore di lavoro di mettere a disposizio­ne sul posto di lavoro una cassetta di medicazion­e per i primi soccorsi in caso di infortunio » . E ancora: « Il conduttore del fondo dovrà provvedere a dare alloggio ai lavoratori provenient­i da altra provincia. I dormitori (…) dovranno rispondere alle norme igienico sanitarie prescritte dalla legge » . Decenni di lotte sindacali sembrano non essere riusciti a far fare, in certe aree del Paese, un solo passo avanti. E magari quel padrone schiavista, all’arrivo di nuovi barconi carichi di nuovi schiavi disposti a lavorare in cambio di tre euro e mezzo per ogni cassone da tre quintali, sbuffa sull’ « invasione di negri » …

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Sotto il sole Un extracomun­itario al lavoro in un campo dove si raccolgono pomodori.

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