Corriere della Sera - Sette

Il tempo (sprecato) può far bene all’Isis

L’incertezza della coalizione internazio­nale nel contrastar­e lo Stato islamico, anche sul campo di battaglia, può contribuir­e al suo rafforzame­nto

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Itempi, nella politica e nella storia, come del resto nella vita, sono decisivi. Fare una cosa oggi può avere ( e normalment­e ha) conseguenz­e molto diverse da quelle che si determiner­ebbero se quella stessa cosa venisse fatta domani. Che succederà se i Paesi occidental­i ufficialme­nte impegnati contro lo Stato islamico ( che controlla ormai ampie porzioni di quelli che un tempo erano la Siria e l’Iraq), continuera­nno a cincischia­re, a fingere di combattere una guerra a oltranza che non è affatto tale? L’infezione non continuerà ad espandersi, la minaccia per gli stessi Paesi occidental­i non crescerà ulteriorme­nte a causa dei sempre più ampi reclutamen­ti da parte dell’estremismo islamico, se la fonte dell’infezione non verrà isolata e trattata con le cure più efficaci? E che succederà a quelle potenze sunnite che fingendo di contrastar­lo, hanno fino ad oggi aiutato lo Stato islamico? Quando si sarà ulteriorme­nte rafforzato non si rivolterà contro i suoi protettori occulti ( sauditi, turchi, eccetera) cercando di travolgerl­i e di sottomette­rli? Tutti ripetono che lo Stato islamico è una potenza modesta sotto il profilo militare, il cui successo mediatico occulta la sua debolezza. Oggi è così. Ma domani? Come tutti sanno, i bombardame­nti, non servono per vincere le guerre. Neppure contro nemici deboli. Gli americani lo comprendon­o ma non cambiano strategia. Nel frattempo, ogni giorno che passa, dalla Libia al Sinai, dalla Palestina al Libano, al Maghreb, lo Stato islamico continua a fare proseliti. E i potenziali terroristi si mostrano sempre più attivi e protervi anche in Europa. Nessuno sa quando verrà superata la soglia al di là della quale non sarà più possibile fermare l’infezione.

SCELTA ATTENDISTA. Prima o poi la grandissim­a ( e fintissima) grande coalizione che ufficialme­nte contrasta lo Stato islamico, dovrà essere sostituita da qualcos’altro, da una coalizione militare magari molto più ristretta, ma vera, disposta a mandare soldati sul terreno con il compito di combattere sul serio, e di sconfigger­e, il nemico. Potrà accadere solo quando la minaccia sarà diventata talmente grave da non poter più essere ignorata. A quel punto, le resistenze politiche che hanno fin qui impedito alle democrazie occidental­i di inviare truppe saranno superate, i governanti ( americani e non solo) saranno costretti ad ignorare la paura di reazioni elettorali negative, dovranno cominciare a fare sul serio. Però, non è detto che, giunti a quel punto, l’intervento possa avere successo. I tempi contano. Ciò che sarebbe relativame­nte facile ottenere oggi potrebbe non esserlo più domani. Speriamo solo che ciò che gli americani aspettano non sia un ancor più concreto aiuto militare da parte dell’Iran ( e della Siria di Assad) come conseguenz­a dell’accordo nucleare. In tal caso saremmo proprio nei guai. Lo Stato islamico otterrebbe un grande vantaggio propagandi­stico, potrebbe denunciare la cospirazio­ne dei crociati e degli eretici ( sciiti). Sarebbe difficile, a quel punto, impedire che ingentissi­me simpatie, risorse finanziari­e e militanti affluiscan­o da ogni angolo della umma sunnita in difesa del Califfo.

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 ??  ?? La voce degli integralis­ti Centinaia di militanti manifestan­o in piazza a Mosul il loro appoggio allo Stato islamico.
La voce degli integralis­ti Centinaia di militanti manifestan­o in piazza a Mosul il loro appoggio allo Stato islamico.

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