Israele deve temere l’Iran?
Il patto sul nucleare è meglio di un accordo mancato. Che ci avrebbe portato un nemico giurato in più. Così, invece, ci saranno ispezioni e controlli
C aro Beppe, l’accordo sul nucleare iraniano è stato raggiunto col benestare, meglio sottolinearlo, di tutte le superpotenze economiche e militari. Naturalmente Israele protesta e non accetta la cosa, paventando un futuro irto di pericoli. Mi piacerebbe avere la tua opinione.
Mario Sconamila mario.sconamila@elisanet.fi
In questi casi bisogna guardare l’alternativa. Senza accordo, avremmo avuto un Iran isolato, incattivito e pericoloso, con un programma nucleare intatto. Continuare con le sanzioni? Cina, Russia e l’Unione Europea, prima o poi, si sarebbero sfilate. E avremmo aggiunto un nemico giurato in Medio Oriente: non possiamo permettercelo. L’accordo consente ispezioni meticolose e costringe l’Iran a rimandare l’arricchimento dell’uranio per 10/ 15 anni: a quel punto scatterà l’accordo di non proliferazione. Certo, è una scommessa. Un tentativo di coinvolgere Teheran dopo decenni di isolamento. La maggioranza dei persiani vuole questo. Non si spiega altrimenti l’euforia alla notizia dell’accordo. Il primo ministro israeliano Netanyahu tende, come al solito, a drammatizzare; ma le preoccupazioni in Israele sono comprensibili, considerati i toni bellicosi usati dall’Iran in questi anni. La nazione ebraica deve però ricordare due cose: non verrà abbandonata dai suoi amici e alleati, in Europa e negli Usa; e un accordo, per quanto imperfetto, è meglio di un non- accordo. Questo sì sarebbe stato drammatico. Anche per Israele.
Non è questione di fondi
Egregio Severgnini, leggo che in Lombardia ci sono 35 cantieri aperti e in sospeso per opere pubbliche, e 140 in tutta Italia: motivo? La mancanza di fondi? Anche in questo caso si evi- denzia l’incompetenza — per non dire altro — di chi prende queste decisioni. Possibile che non ci sia la possibilità di definire, ad esempio, quattro opere, e portarle a termine? Che senso ha aprire cantieri e non finire l’opera? Si deturpa il paesaggio, vediamo questi obbrobri abbandonati per decine di anni…
Enzo Lorenzini info@lorma.it
Il problema, spesso, non sono i fondi. Sono i contratti d’appalto, che consentono alle imprese vincitrici di chiedere maestosi adeguamenti in corso d’opera. Oppure di prendere i soldi, scappare, magari fallire; e andare in tribunale per impedire d’essere sostituite rapidamente. Nei cantieri italiani lavorano più avvocati che ingegneri, caro Enzo.
Facce “sfottute” pre Jobs Act
Gentile Severgnini, perché in Italia chi serve il pubblico da dietro uno sportello ha quasi sempre la faccia “sfottuta”? Perché controlli così poco frequenti sugli autobus? Sulle autostrade poi, si possono percorrere centinaia di chilometri senza vedere l’ombra d’un poliziotto. E questi vigili urbani che ciondolano, chiacchierano e prendono caffè invece di fare il proprio dovere?
Claudio Antonelli onisip@gmail.com
Messa così, Claudio, mi sembra un’ingenerosa generalizzazione. Diciamo però che l’introduzione del Jobs Act nella Pubblica Amministrazione – arriverà, tranquilli – convincerà i funzionari con la faccia “sfottuta” a cambiare espressione, pena allontanamento. I controlli sugli autobus costano: meglio introdurre un sistema in cui si paga salendo a bordo ( come in Inghilterra). I vigili urbani? In una società empatica come quella italiana, diventano subito parte della comunità locale ( se e quando escono dall’ufficio!). Questa è una buona cosa, ma rende più difficili le sanzioni e aumenta le tentazioni. Per finire: i poliziotti sulle autostrade. Anch’io ne vorrei di più. Magari in auto civili, così da beccare gli stranieri — svizzeri in primis — che corrono come rapinatori, forti della targa estera, e se ne strafottono — scusate il termine tecnico — delle nostre regole ( limite 130 km/ h e non solo). Salvo poi, quando noi italiani andiamo in Svizzera e lasciamo una carta per terra, darci una multa e farci la predica. Insopportabile: però noi lo sopportiamo.