Meglio Checco Zalone di Allevi
Che bisogno c’era di affidare al pianista l’inno della serie A? Esisteva già: Siamo una squadra fortissimi del comico pugliese
Sono convinto che né Carlo Tavecchio, presidente della Figc, né Maurizio Beretta, presidente della Lega Seria A, abbiamo mai visto la strepitosa parodia che Checco Zalone fa di Giovanni Allevi. Altrimenti non gli avrebbero affidato la composizione dell’inno ufficiale della Serie A. Per loro, Allevi ha una strana copertura culturale e istituzionale, e questo basta e avanza. Allevi ha scritto una composizione polifonica per coro a quattro voci e orchestra con un testo in latino e in inglese che, secondo l’autore, contiene riferimenti alla Musica Antica condensati in tre minuti. “O Generosa!” è dunque il brano di che risuonerà negli stadi italiani prima di tutte le partite del campionato di calcio di Serie A. « Il testo » , ha spiegato Allevi, « è centrato sull’invocazione di una forza nobile e pura, di cui deve essere detentore il campione di una disciplina sportiva. Essere vincitore non è solo l’esito di una competizione sportiva, ma significa essere campioni nella vita, nel cuore prima di tutto » . A parte le reazioni del web, predisposte al gioco al massacro, Allevi sembra essere nato per convogliare su di sé critiche e sberleffi: si prende troppo sul serio, si muove sul palco come immagina si muovano gli artisti di genio, pronuncia banalità con l’aria di chi sta sempre componendo un capolavoro. Michele Monina su Il Fatto Quotidiano: « Le note dolenti, scusate il brutto gioco di parole, arrivano con la musica. Il motivo, enfatico come un inno dovrebbe in effetti essere, suona sin dal primo ascolto familiare. Questo, in genere, è un bene. Significa che il brano in questione è destinato a diventare un tormentone, a farsi spazio nei pochi giga di memoria che i nostri cervelli mettono a disposizione dei motivetti musicali. Peccato che la familiarità di “O generosa”, e stiamo continuando ossessivamente a ripetere il titolo con lo stesso gusto macabro con cui, da piccoli, ci si passava il dito sulle croste delle ferite, risieda fondamentalmente nella scarsa originalità delle melodie messe in atto » .
RICORSO STORICO.
Mario Leone su Il Foglio: « Giovanni Allevi è un personaggio strano. Ne hanno parlato in tanti e le polemiche sono sempre state aspre. Al di là del valore puramente artistico, Allevi piace e porta avanti il suo prodotto. Nessun problema. Si assiste però da anni al tentativo fuorviante e maliziosamente prolungato di farci credere che siamo di fronte a un ricorso storico, a un artista incompreso solo perché sta introducendo qualcosa di nuovo nell’arte, e che come tutte le novità richiede una rottura con il passato. Questo è falso » . Il difetto di quest’idea sta nel manico, nella testa di Maurizio Beretta. Com’è pensabile che i tifosi di calcio si mettano a cantare un inno ufficiale, questo Mameli della pedata? E dire che c’era già un inno del calcio, divertente e ironico: “Siamo una squadra fortissimi” di Checco Zalone.