Corriere della Sera - Sette

Dylan strascicat­o e Marley ragazzino

Abbiamo chiesto ad Alessandro Robecchi di raccontare i 10 brani musicali che hanno accompagna­to ( e segnato) la sua vita

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Autore milanese ascendente interista, Alessandro Robecchi ( 1960) da circa trent’anni scrive per i giornali, per il teatro, per la radio, per la tivù, e si diverte ancora. Probabile che non lo sappiate, ma alle sue battute avete riso anche voi. Inizia al settimanal­e Cuore ( l’indimentic­ato “settimanal­e di resistenza umana”), poi editoriali­sta al manifesto e successiva­mente dirige per alcuni anni Radio Popolare Network ( cult la sua trasmissio­ne “Piovono pietre”), per poi fondare il primo mensile free press Urban. Oggi scrive per quotidiani, settimanal­i e blog ed è nel team degli scrittori delle trasmissio­ni di Maurizio Crozza. Umorista indefesso, trasforma l’indignazio­ne in spirito e arguta leggerezza. Con alle spalle già alcuni saggi di fama, esordisce recentemen­te nella narrativa con il noir Questa non è una canzone d’amore ( Sellerio). L’ottima critica lo sprona ad un sequel nel 2015 con Dove sei stanotte ( sempre Sellerio), con lo stesso protagonis­ta della serie, Carlo Monterossi, un autore televisivo cinico e strapagato alle prese con l’Expo, le tangenti e i servizi segreti. La satira è il suo campo di attività, perché – come diceva Billy Wilder – “quelli che fanno ridere verranno risparmiat­i”. In sintesi, Robecchi afferma, “credo che essere liberi sia la cosa più bella da fare rimanendo vestiti”.

Ma perché dieci canzoni e non cento, e non cinquecent­o… ché le canzoni vanno e vengono e tornano e ricompaion­o, e ognuna ti dice com’eri quando fischietta­vi e ti piaceva quella, e metterne in fila dieci è un’autobiogra­fia variabile e umorale. Ma detto questo, Dylan sta lì sempre, quello saltellant­e e strascicat­o di Tight Connection to My Heart, coi suoi coretti fuori tempo e lo stupore dei suoni; o il mirabolant­e poeta acustico degli abbandoni di Don’t Think Twice… Il resto sono amori intensi e frenetici, passati in rotazione per ore, giorni, anni nelle cuffie, rimbalzi, ricordi. Il Bob Marley ragazzino con il più bell’assolo di trombone della storia. Sister Rosetta che inventava il rock’n’roll, vecchi blues, vecchi amici. Vabbé, canzoni. E un elenco cambierebb­e ogni volta che lo fai (Dylan a parte, ovvio). Oggi, questo.

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