Corriere della Sera - Sette

C’era una volta chi guardava il fiume

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Impiega la pensione da pontiere per mantenere il suo Museo Casa dei Pontieri a Boretto: «Un tributo a un mestiere che non esiste più da quando hanno costruito i ponti fissi in cemento; era pontiere mio nonno, poi mio padre Dino e infine io, Gialdini Romano, l’ultimo pontiere del Po». Ha indossato la divisa grigia fino al ‘67, quando il ponte di barche è stato staccato per l’ultima volta. «La mia famiglia ha sempre vissuto in questa casa, che quattro volte all’anno, due in primavera e due in autunno, viene allagata dal Po». Un museo fatto per i bambini: «Mi fanno tante domande. Non riescono ad immaginare che, fino a poco più di trent’anni fa, gli uomini e le macchine passavano su un ponte di chiatte». Un museo in una stanza. «La gente ci invidiava, allora. Lavoravamo in giacca e cravatta, sembrava un lavoro da signori. Di notte c’erano due pontieri sulla riva di Boretto e due su quella di Viadana. Avevamo le lanterne di segnalazio­ne, e un telefono. Il ponte era a senso unico, per camion e trattori. Se l’acqua saliva oltre i quattro metri sul livello di

guardia, bisognava staccare il ponte, si staccavano le chiatte nel punto di maggiore corrente, e a braccia, tenendole legate con le catene, si tiravano a riva». Sulla riva di Boretto, accanto alla casa museo, è rimasto anche il «gabbiotto» dei pontieri. C’è ancora il tabellone del 1903 con le tariffe. Un pedone pagava 0,05 lire, «bovini ed equini senza bardature e finimenti lire 0,10». Passavano anche i funerali, sul ponte delle barche. Chi trasportav­a solo la bara pagava lire 0,30 se il biroccio era trainato da un asino. Lire 0,60 se era trainato da un cavallo. I funerali dei ricchi , quelli con «carro funebre compreso l’attiraglio», pagavano tre lire. «Nel 1944 il ponte qui a Boretto l’hanno bombardato tutti, americani, inglesi e infine i tedeschi in ritirata ». Romano ha costruito il vecchio ponte di barche in miniatura e ha messo insieme una raccolta fotografic­a sulla vita sul fiume. Il primo ponte di Boretto era lungo 920 metri, costruito dagli austriaci nel 1866 su 120 barche e 60 chiatte. «Negli Anni 60 passavano ancora una decina di imbarcazio­ni al giorno» dice. «Trasportav­ano grano, frumento, carbone, partivano da Marghera e arrivavano a Cremona».

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