Tutto il Muro in una notte
Tra il 12 e il 13 agosto viene innalzata la fortificazione che dividerà Berlino per 28 anni e cambierà la storia d’Europa
Nella notte fra il 12 e il 13 agosto 1961, 17.200 uomini fra soldati e polizia della Ddr, la Repubblica democratica tedesca, stesero sulla frontiera che separava il settore sovietico da quello occidentale di Berlino 150 tonnellate di filo spinato, 5 di filo di ferro, 2 di supporti metallici e inoltre piantarono 18.200 pali di cemento. Sbarrarono tutte le 193 strade a cavallo del confine. Chiusero i passaggi delle 12 linee ferroviarie sotterranee e di superficie, bloccando i treni che andavano a ovest e pattugliando decine di stazioni. Alle prime luci dell’alba, buona parte del lavoro era stata ultimata. Nome in codice: «Operazione Rose».
ESODO
Al 14 agosto 1961, primo giorno di chiusura, erano fuggiti, legalmente, attraverso la linea invisibile che divideva la città in settori, in 2.692.270, circa un quinto della popolazione, per lo più professionisti e personale qualificato.
NUMERI
Il muro di Berlino era lungo 43,1 km e aveva 302 torrette di sorveglianza, piantonate dalle lugubri guardie armate, i Vopo, che avevano l’ordine di sparare a vista su chiunque tentasse di passare dall’altra parte.
ANTIFASCISTA
Ufficialmente la Ddr battezzò il muro di Berlino «vallo di protezione antifascista».
TERRA DI NESSUNO
Il tentativo di Peter Fechter il 17 agosto 1962. Lui e un suo amico si misero a correre, le raffiche dei Vopo sibilavano in aria. «Scavalcarono la prima striscia di muro, poi, mentre l’altro, sia pure ferito, riusciva a superare la seconda e a mettersi in salvo, Peter fu colpito a una gamba e scivolò indietro, nella zona compresa fra i due sbarramenti, nella cosiddetta terra di nessuno. Il ragazzo rimase lì agonizzante per più di un’ora, senza che alcun soldato – né dal settore est né dall’ovest – lo soccorresse. Un proiettile gli aveva tranciato l’arteria femorale. Si riunì una folla inerme di passanti. Le urla di Peter si trasformarono in rantoli per terminare in un silenzio raccapricciante. Quando un ufficiale della Ddr si avvicinò al corpo, il ragazzo era già spirato».
Alla costruzione del Muro lavorarono 17.200 uomini fra soldati e polizia della Ddr.
MORTI
Dall’agosto ‘61 al novembre ‘89, 250 persone morirono tentando di superare il Muro di Berlino. La prima vittima fu un ragazzo di 24 anni, ucciso nei pressi del checkpoint Humboldt il 24 agosto 1961, 11 giorni dopo la costruzione del muro.
CINQUEMILA
In tutto riuscirono a superare il Muro in cinquemila.
TRUCCHI
Trucchi usati per fuggire: passaporti diplomatici falsi; tunnel sotto il Muro; automobili con nascondigli; mezzi pesanti lanciati ad alta velocità per sfondare i punti di passaggio; attraversamento a nuoto della Sprea.
BAMBINI
Quando venne eretto il Muro di Berlino circa quattromila bambini furono separati dai loro genitori. Nel 1972, secondo un rapporto confidenziale dell’allora cancelliere Willy Brandt, più di mille bambini si trovavano ancora in quella situazione.
MODERNIZZAZIONE
Il Muro fu rifatto quattro volte per modernizzarlo. Nel giugno 1962 venne costruito un secondo muro all’interno della frontiera Est, la cosidetta «striscia della morte», che doveva rendere più difficile la fuga. Nel 1965 fu costruita la terza generazione e dieci anni dopo la quarta, l’ultima. Non più mattoni ma lastre di cemento rinforzato. Quel muro era alto 3,6 metri e composto di 45mila sezioni separate, ognuna larga un metro e mezzo.
DEMOLIZIONE
La demolizione ufficiale iniziò il 3 giugno 1990. Vi lavorarono 300 soldati dell’Est e 600 della Germania dell’Ovest con 13 bulldozer, 55 ruspe, 65 gru e 175 camion. Finirono il 30 novembre.
RITORNO
Conrad Schumann, il giovane della Ddr che il 15 agosto 1961 per primo aveva scavalcato il Muro, si era stabilito in un piccolo villaggio della Baviera, dove aveva trovato lavoro e moglie. In seguito alla sua fuga, la sua famiglia aveva subito parecchie malversazioni e lui stesso era stato contattato dalla Stasi che gli aveva proposto il rientro in patria in cambio del perdono. Dopo la riunificazione delle due Germanie, l’ex soldato volle ritornare a casa ma la famiglia rifiutò di incontrarlo e la gente della cittadina in cui era nato, Leutwitz, in Sassonia, lo trattò come un traditore e un vigliacco. Conrad piombò nella depressione e in un senso di solitudine che non lo abbandonava mai. Il 20 giugno 1998 si allontanò per una passeggiata nei campi. Lo trovarono poi impiccato a un albero.