Corriere della Sera - Sette

Città media della nostra Penisola

- 29 / di Beppe Severgnini

Sembra trascorsa un’era geologica da quando gli italiani andavano a Londra con la guida verde del Touring Club, s’infilavano in Carnaby Street, si sedevano in Piccadilly Circus, cercavano il fumo di Londra (che non c’era) e guardavano dalla parte sbagliata prima d’attraversa­re la strada. Se arrivavano per lavoro, prendevano tutti casaa a South Kensington, e poi si stupivano di trovarsi la domenica mattina («Luca! Cristina! Anche voi qui?»). Sono passati meno di venticinqu­e anni, invece. La prima migrazione contem poranea è avvenuta all’inizio degli anni 90, in un momento di difficoltà economica in Italia. Poi sono comparsi Internet, i voli low-cost e laa banda larga (con Facebook, Skype e compagnia).i) E la somma dei viaggi e dei traslochi ha creato un esodo. Non siamo quanti i francesi, ma ci stiamo avvicinand­o. Molti hanno scritto, in questi giorni, che la capitale inglese, con la presenza di 250 mila connaziona­li, è di fatto la 13a città italiana, dopo Verona. Probabilme­nte è la 7a, prima di Bologna. Gli italiani che gravitano sulla Greater London potrebbero essere infatti circa 400 mila, come sospettano ambasciata, consolato generale e www.italiansof­london, da anni un punto di riferiment­o. Perché quest’incertezza? Semplice: perché gli italiani non si registrano. L’iscrizione all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero, istituita nel 1990), dopo dodici mesi di residenza fuori dall’Italia, è un diritto-dovere del cittadino (art. 6 legge 470/1988). Ma è un obbligo non sanzionato. Andrebbe fatto, in altre parole; ma, se non si fa, non succede niente. All’Aire s’iscrive chi deve chiedere il rilascio di un documento o vuole il rinnovo della patente senza tornare in Italia. Gli altri fanno finta di niente (anche per non perdere l’assistenza sanitaria in patria). Londra non è l’unica città del mondo a mostrare questo fenomeno. Ma è quella che, per numero e attività dei connaziona­li presenti, tende a somigliare di più a una città della Penisola. A Berlino, Barcellona e New York gli italiani sono più giovani; a Parigi, meno giovani; a Boston, San Francisco e Monaco di Baviera svolgono profession­i d’avanguardi­a. Altrove (Russia, Brasile, Kenya, Thailandia, Caraibi) girano molti avventuros­i e parecchi avventurie­ri. A Londra ci sono tutti e c’è di tutto. Una media città italiana, con gli annessi e connessi. Ci sono le nuove intelligen­ze, come scrive Fabio Cavalera in queste pagine: dalla medicina all’architettu­ra, dall’arte al marketing, dalla finanza ai servizi digitali. Molti italiani sono apprezzati e inseriti; alcuni sgomitano per esserlo. Imprendito­ri dalla dubbia solidità, vecchi incantator­i di nuovi arrivati, vanitosi assortiti, prestigiat­ori della finanza in cerca d’affari e visibilità. La combinazio­ne di intimità, intuizione e inciucio, tipica della provincia italiana, s’è trasferita sul Tamigi. Ci sono i ragazzi che cercano lavoro, e quelli che li sfruttano. Tra gli sfruttati c’è di tutto; tra gli sfruttator­i, gli italiani se la giocano con gli indigeni e altre nazionalit­à. Il nuovo arrivato — nessuna conoscenza personale, inglese inesistent­e — finisce nelle grinfie di personaggi che, in cambio di una somma, promettono alloggio e lavoro. Il primo, spesso, indecoroso. Il secondo, quasi sempre, infimo e malpagato. Un’inchiesta nelle cucine dei ristoranti di Londra? C’è materiale per Charles Dickens. Ci sono i club italiani, le associazio­ni italiane di ex alunni, le associazio­ni regionali, le associazio­ni profession­ali, le associazio­ni culturali, talvolta in competizio­ne tra loro. Il faticoso ruolo del sindaco, conteso e invitato dovunque, tocca all’ambasciato­re (coraggio, caro Terraccian­o). I londinesi, assediati dai nuovi arrivi, non sono facilmente accessibil­i. E i nuovi italiani devono scegliere: trovarsi tra loro e trovarsi con altri stranieri, quasi sempre europei. Nuova demografia, nuova sociologia. Andate a Londra e guardatevi intorno: c’è da imparare.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy