Come togliere il mal-costume dalle spiagge
Stabilimenti abusivi e ruspe per spianare scogli. Nel Far West estivo, oltre alle condanne, servirebbe anche una gogna pubblica. Morale, ovviamente
Ma è proibito! » , urlò un giorno Giorgio Bocca a un tizio che, nel pieno centro di Napoli, veniva su a tutta velocità a marcia contraria su un senso unico e aveva rischiato di finirgli addosso. E l’altro, con un gesto della mano come se scacciasse una mosca: « Proibito… Diciamo proibitino! » . Luciano De Crescenzo, autore del libro Il pressappoco. Elogio del quasi, avrebbe sorriso. Se “il mondo del pressappoco deve essere visto come la metafora dell’umanesimo, dell’arte, della poesia, dell’emotività e dell’estetica” e “Bergamo è il pressappoco di Milano” e “la primavera è il pressappoco dell’estate” e “il voler bene è il pressappoco dell’amore”, anche il divieto assoluto può ben essere un “pressappoco assoluto”. Veniva in mente questo aneddoto, giorni fa, leggendo sui giornali e i quotidiani online siciliani della “retata” ( chiamiamola così) di ombrelloni, tavolini e sedie a sdraio abusivi sulla spiaggia di San Vito lo Capo, a un paio d’ore di macchina da Palermo tra il Golfo di Macari, il Golfo di Castellammare e la Riserva dello Zingaro, uno dei rarissimi tratti di costa isolana non toccata da una strada litoranea.
CONTROLLO A TAPPETO. Sia chiaro, questi sequestri vanno avanti da decenni in tutta Italia. È successo mille volte sul litorale laziale, è successo sul litorale romagnolo, è successo sul litorale pugliese… Insomma, con la scusa che si tratta di attività provvisorie, di poche settimane all’anno, sono sempre stati molti quelli che hanno pensato di arrangiarsi di straforo. Al punto che una decina di anni fa, quando i carabinieri del Nas decisero di fare un controllo a tappeto con raffiche di ispezioni a sorpresa accertarono che un terzo degli stabilimenti balneari erano fuorilegge. Su 837 controlli vennero accertate 443 infrazioni, un po’ penali e un po’ amministrative, e furono denunciate 258 persone. Perfino duecentomila metri quadrati di spiaggia libera della tenuta di Castelporziano della Presidenza della Repubblica, che Giuseppe Saragat aveva donato nel 1965 al Comune di Roma con “l’obbligo di vigilare affinché venga impedita la costruzione abusiva di qualunque fabbricato, anche provvisorio”, a un certo punto finirono male. Perché nel 1988 la Capitaneria di porto concesse al Comune di occupare un tratto del suolo demaniale, spiegarono i giornali dell’epoca, per “farne complessi balneari pubblici e gratuiti, comprensivi di posti mobili di ristoro”. Un paio d’anni e già erano di fatto privatizzati… Insomma, la storia degli stabilimenti balneari italiani, da Nord a Sud, è costellata di ambiguità, escamotage, furbizie, omertà, illegalità… Mai si era vista però, in un territorio così limitato, una retata come quella di San Vito lo Capo. Dove la Procura di Trapani, “a seguito di una lunga e complessa attività di osservazione, controllo e pedinamento, operata dal personale della Guardia Costiera”, come si legge in un rapporto, ha chiesto il sequestro di 17 su 18 aziende di noleggio ombrelloni e lettini fuorilegge. Per un totale di 4200 lettini e 2100 ombrelloni. Undici di questi “stabilimenti”, scrive livesicilia. it, “appartengono al nucleo familiare Di Liberto detti ‘ i baccalareddi’”. Pochi mesi fa un esponente di questa famiglia era già finito sui giornali perché, dopo aver ottenuto una concessione per la spiaggia Le Grotticelle di Macari, che stava particolarmente a cuore agli amanti della natura, aveva preso una grossa ruspa ed era andato ad aprire una comoda strada per i bagnanti demolendo un pezzo della scogliera. Uno scempio infame. Che aveva sollevato durissime proteste. Leggiamo su la Repubblica di Palermo del 18 gennaio: « Sui nomi dei denunciati c’è massimo riserbo da parte degli inquirenti » . Ecco, sarebbe bene al contrario che vandali di questo genere fossero svergognati con nome e cognome, dando anzi alla denuncia la massima pubblicità. Perché, in attesa di una sentenza della magistratura, che spesso arriva troppo tardi per reprimere davvero, possa essere applicata ai barbari almeno la gogna morale. E magari la disdetta delle concessioni.