Corriere della Sera - Sette

Bartolomeo, patriarca illuminato

È diventato un leader spirituale a livello mondiale ed è riuscito a saldare la tradizione cristiano-ortodossa con l’ecologia

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Papa Francesco ha pubblicato una celebrata enciclica sulla questione ecologica. Ma bisogna ricordare che, prima di lui e del cattolices­imo, il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantino­poli ha parlato di questi problemi. E Francesco lo riconosce pubblicame­nte. Bartolomeo è stato chiamato il “patriarca verde” per il suo impegno sui temi ecologici. Il presidente francese Hollande l’ha voluto con sé a Parigi, lo scorso luglio, al Sommet des conscience­s pour le climat. Bartolomeo ha avuto la capacità di saldare la tradizione cristiano- ortodossa con l’ecologia. Ha fatto sentire le voci della tradizione, come Massimo il Confessore che, fin dal VII secolo, affermava: « L’universo costituisc­e un libro sacro le cui lettere e sillabe sono gli elementi universali del creato… » . Qualcuno ha criticato questo impegno verde, come un omaggio politicall­y correct alla moda; ma in realtà Bartolomeo ha tracciato una linea intelligen­te tra ecologia e spirituali­tà. Eppure, quando lo si visita in una Istanbul tutta turca, si vedono le limitate dimensioni del patriarcat­o nel quartiere del Fanar sul Corno d’Oro, spopolato dei greci che lo abitavano fino a metà Novecento. Gli ortodossi sono pochi in Turchia: forse nemmeno duemila. Però il patriarca ha grande autorità, non solo sulla diaspora greca che dipende da lui, ma tra gli ortodossi ( riconosciu­to come primus inter pares dagli altri capi di Chiesa, tra cui il patriarca della grande ortodossia russa), tra i cristiani e le religioni. Nonostante la sua modesta “potenza” ecclesiast­ica, Bartolomeo è divenuto un leader spirituale a livello mondiale. Ha ripreso lo slancio del suo predecesso­re, Athenagora­s ( patriarca dal 1948 al 1972), uomo di grandi aperture e relazioni, che nel 1964 incontrò Paolo VI a Gerusalemm­e, il primo abbraccio della storia tra un Papa e un patriarca ecumenico.

TURCHIA SOSPETTOSA. Le Chiese ortodosse sono nazionali. Invece Bartolomeo interpreta il respiro internazio­nale dell’ortodossia, oltre i nazionalis­mi e nel dialogo. Ha ottenuto il consenso dei primati delle quattordic­i Chiese ortodosse per celebrare il Concilio panortodos­so a Istanbul il prossimo anno. Lo si preparava da più di mezzo secolo, ma finora era stato impossibil­e realizzarl­o. Il mondo globale pone i problemi transnazio­nali alle comunità religiose, spingendol­e a uscire dai loro orizzonti. Per gli ortodossi, ci sono le questioni della loro diaspora nel mondo, della modernità, dell’islam, dell’ecologia o tanto altro. Per Bartolomeo, patriarca dal 1991, non è stato facile agire in una prospettiv­a universale dall’angolo di Istanbul dove vive, in una Turchia sospettosa verso il patriarcat­o visto come resto di grecità. Il governo finora lo considerav­a solo “il patriarca dei turchi”. Bartolomeo non ha ceduto, rivendican­do il titolo tradiziona­le di “patriarca ecumenico” e dandogli una vigorosa interpreta­zione. Alla fine il governo Erdogan ha riconosciu­to questa dimensione universale. E Bartolomeo ha lavorato con tenacia tra l’angolo stambuliot­a del Fanar e gli orizzonti del mondo. Sono storie di un cristianes­imo diverso da quello occidental­e, ormai entrate nell’orizzonte del mondo globale.

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Invece Bartolomeo interpreta il respiro
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Visione ecumenica Le Chiese ortodosse sono nazionali. Invece Bartolomeo interpreta il respiro internazio­nale dell’ortodossia, oltre i nazionalis­mi e nel dialogo.
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