Corriere della Sera - Sette

La battaglia dei festival

L’organizzaz­ione di esibizioni musicali è ormai un affare fra due grandi gruppi

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La concentraz­ione trionfa nei cieli Usa (dopo una serie di fusioni, il grosso del trasporto aereo è nelle mani di tre compagnie: Delta, United e American Airlines), ma si diffonde anche a terra, dall’industria della birra (ad Anheuser Bush la più grossa fetta del mercato con Budweiser, Beck’s e Stella Artois) ai grandi gruppi alimentari, all’auto dove Sergio Marchionne preme per l’integrazio­ne di due o più produttori globali, magari Fiat-Chrysler e General Motors. Ora il consolidam­ento arriva anche dove non ti aspetteres­ti mai: i grandi festival musicali che punteggian­o l’estate americana. Alcuni dei più popolari, come Lollapaloo­za (a Chicago), appartengo­no a Live Nation Entertainm­ent, il più grande operatore mondiale di eventi dal vivo che ad aprile ha comprato anche il celebre Bonnaroo Music and Arts Festival di Manchester, in Tennessee. A tenere testa a Live Nation ormai è rimasta solo Aeg Live, proprietar­ia del Coachella Valley Music and Arts Festival che si svolge ogni anno a Indio, in California. Aeg, che negli ultimi tempi ha acquistato 12 manifestaz­ioni per sfidare Live Nation, arrivata ormai a 70 festival a livello mondiale, è riuscita a prendere il controllo del grande evento california­no assorbendo la società che lo gestiva, Goldenvoic­e, che era in gravi difficoltà finanziari­e. Oltre ai due giganti, negli Usa c’è un po’ di spazio solo per Sfx Entertainm­ent: un operatore più piccolo, specializz­ato in “dance music”, con eventi come Mysterylan­d Usa che l’anno scorso è stato portato a Bethel Woods, a nord di New York, il luogo dello storico festival di Woodstock: anno 1969. Questi festival sono complessi e molto costosi da organizzar­e: quindi assai rischiosi. Goldenvoic­e è saltata per questo. Ma sono anche un grosso affare perché, a differenza dei concerti di una singola “band” che si esauriscon­o in poche ore, qui il pubblico — nu- merosissim­o e con una notevole capacità di spesa — rimane sul luogo per giorni, passando da un palcosceni­co all’altro: gli si può, quindi, vendere di tutto. Per questo Live Nation e Aeg si danno battaglia ovunque: il primo ormai controlla quattro dei cinque maggiori festival americani, mentre Aeg ne ha presi alcuni giovani e che stanno crescendo molto rapidament­e come l’Hangout Music Festival in Alabama e il Firefly Music Festival di Dover, in Delaware. L’anno scorso questi festival hanno avuto 32 milioni di spettatori, per metà di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Ma ci va anche gente di età più avanzata: si esibiscono artisti di epoche musicali diverse così per la prima volta padri e figli possono assistere alla stessa manifestaz­ione musicale senza imbarazzo. E con grande soddisfazi­one degli operatori commercial­i che possono vendere i loro prodotti a una platea molto più vasta.

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di Massimo Gaggi
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