Mario Draghi, l’italiano d’Europa
«È un uomo autorevole e affidabile», dice Enzo Bettiza, «dalla solida formazione umana e professionale»
Caro Bettiza, sei cresciuto al crocevia di quattro civiltà e hai vissuto e indagato il mondo mitteleuropeo, e un periodo storico, l’ultimo secolo, straordinario sia nel male che nel bene. Di questi mondi conosciuti e narrati con felice dovizia quale personaggio di riferimento che può essere utile conoscere meglio oggi? « Guarda, io sono un esule dalmata, di matrice italoslava, di provenienza e di formazione altoborghesi, approdato dopo la guerra nell’Italia sconfitta da un Paese in via di comunistizzazione integrale. L’esilio ha fatto di me un europeo convinto. E per questo non ti dispiacerà se cito un personaggio che, pur essendo vivo e all’opera, credo sia già abbastanza storicizzato: è il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Un italiano autorevole e affidabile » .
Non siamo molto lontani dallo scenario mitteleuropeo: la sede centrale della Bce è nel cuore dell’Europa, a Francoforte, in Germania.
« Lì Draghi, timoniere da quattro anni dell’economia continentale, opera da italiano modello e i motivi di ammirazione sono molti. Lui è un uomo dall’adolescenza molto difficile e molto onorevolmente superata: ho letto che all’età di 15 anni ha perso, a breve distanza l’uno dall’altra, entrambi i genitori ( il padre, Carlo, dirigente di banca e la madre, Gilda, farmacista). La vicinanza a maestri forti e sicuri, prima nell’Istituto Massimo di Roma retto dai gesuiti e poi all’Università con lo scomparso e mai dimenticato Federico Caffè, suo relatore per la tesi di laurea. L’esperienza in prestigiosi atenei esteri, come il Massachusetts Institute of Technology, che gli ha permesso la padronanza della lingua inglese. Piccole e poche conosciute mosse di economia familiare come quando, dopo la nomina a nono governatore della Banca d’Italia nel 2005, vendette le sue azioni e affidò il ricavato, contro il conflitto d’interessi, a un blind trust, un fondo di cui non lui controlla la gestione. Insomma, considero Draghi un uomo dalla solida formazione umana e professionale. Non mi sorprese, tre anni fa, che gli inglesi del Times lo abbiano nominato “persona dell’anno” » . Draghi ci ricorda che la sfida del futuro del nostro e degli altri Paesi europei si vince non con la formula “meno Europa”, ma con “più Europa” e noi cittadini “più preparati” a questa realtà comune. « In fondo la sua lezione di italiano molto europeo è che, per vincere le sfide personali e collettive, dobbiamo aumentare, metaforicamente, la dose di vitamina C nel nostro organismo: la C di competenza, la C di controllo. Così i giovani talenti italiani potranno aspirare a ruoli di primo piano nel complicato scenario europeo e mondiale » .