Disegnare, con il mouse e con tutto il corpo
Grande ritorno della grafica, intesa però come una nuova pratica anche digitale. Un premio e una mostra
Lla ripresa del disegno come genere autonomo e autorevole, non fratello povero della pittura ( di cui anzi essa è debitrice ed è la cellula iniziale di tutto), sta generando concorsi, fiere e mostre, come quella al Neues Museum di Norimberga, patrocinata dalla Faber Castell ( storica azienda di matite — van Gogh le magnificava nelle sue lettere— realizzate anche su commissione per i più noti artisti che richiedono una speciale palette di colori), che ha istituito un premio internazionale, vinto l’anno scorso dall’americana Trisha Donnelly. Certo bisogna intendersi sul concetto di disegno ( lo storico Eric Hobsbwan, autore de Il se- colo breve e La fine della cultura lo considerava una protesta contro l’oblio), e oggi non può che includere i new media, come ben ci dimostra l’intervento video dell’inglese Ed Atkins. Il suo lavoro è immerso in un’estetica iperrealista e si avvale di computergraphic, di animazione e di un sistema sonoro che accompagna le gesta di un avatar ( che ha però voce umana). Ma l’incipit della sua opera è dato dal disegno dell’intellettuale francese Pierre Klossowski Suprême vision de frère Damiens ( 1987) che vediamo esposto, e dal quale Atkins è partito estrapolandone degli elementi: il letto, il tavolo, la candela e il telefono ( tramutato in un iPhone) da inserire poi nel suo video.
Nero su bianco. Tra i finalisti del premio la bulgara Aleksandra Chaushova ( che tratta il disegno con una resa quasi fotografica per raccontare eventi politici del suo Paese), le tedesche Julia Haller e Ulla von Brandenburg ( quest’ultima ci apre il suo atelier, qui a fianco) e la vincitrice Anastacia Ax, svedese.
Il disegno davvero sembrerebbe un medium particolarmente affine alla sensibilità femminile, anche se Anastacia Ax ha trasformato questa pratica in un’azione tellurica, in cui ha utilizzato il proprio corpo per versare 17 litri d’inchiostro nero su una massa di 14 tonnellate di carta pressata ( ottenuta da una ditta addetta al riciclo) composta da materiali di scarto tra cui resti di documenti di carattere finanziario. Non le bastava infatti che fosse carta, questa doveva contenere dei riferimenti precisi alla nostra vita. In un processo di costante mutazione il materiale servito per questa performance tornerà al macero, per rientrare poi in circolo.
Collezione. Dalla mostra ( aperta fino all’ 11/ 10) ci portiamo poi alle sale superiori del museo ( situato vicino al cuore della città medievale e alle mura superstiti), dove arte e design sono messi equamente sullo stesso piano. In collezione troviamo ben 28 dipinti di Gerhard Richter ( una tredicina esposti), tra i maggiori artisti viventi, e poi lavori del regista Tadeusz Kantor appartenenti al suo « teatro degli automi » . Mentre una sala è dedicata al design di Ron Arad e un’altra ancora a Ettore Sottsass. Con una pennellata di rosso data da quattro esemplari di macchine per scrivere, il celebre modello Valentine. Un oggetto che, secondo quanto affermava Sottsass, di domenica, in campagna, poteva essere di compagnia a un poeta solitario.