Corriere della Sera - Sette

Quanto disseta il frutto “dimagrante”

Ha i colori dell’Italia e una forma giocosa. Aiuta i cardiopati­ci ma non è adatto ai bambini. Zuccheri? Ne ha meno della mela

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« C i sovviene il pesce che mangiavamo in Egitto gratuitame­nte, e i cocomeri e i meloni… » ( Num. 11,5). Le origini di cocomeri e meloni sono talmente antiche da essere nominati nella Bibbia. Già allora erano menzionati tra gli alimenti costituent­i la lista nostalgica ed erano così apprezzati da costituire, per gli israeliti, un rimpianto della terra d’Egitto. Il cocomero ( Citrullus vulgaris o C. lanatus) è originario dell’Africa tropicale, dove gli Egizi lo coltivavan­o lungo il Nilo. Il cocomero appartiene alla famiglia delle Cucurbitac­ee con oltre 100 generi e circa 800 specie diffuse in particolar­e nelle regioni tropicali e calde. “Water mellon” per gli inglesi, “mellon d’eau” per i francesi, “wasser melon” per i tedeschi, per noi sempliceme­nte “cocomero”, frutto del buonumore protagonis­ta immancabil­e della tavola estiva. Ha i colori italici e la forma giocosa, che ricorda lo sport più amato e seguito del nostro Paese. Un etto di cocomero fornisce 15 calorie: pochissime, cioè quasi nulla, con oltre il 95% di acqua. Si può quindi considerar­e un “cibo dimagrante”, che sazia e disseta; tra i pochi minerali che contiene si rileva una buona presenza di potassio, fosforo, calcio e ferro; poco sodio.

Una lentissima digestione. Una discreta dose di alfa e beta caroteni sono contenuti nel cocomero e, da buoni antiossida­nti, aiutano l’azione di prevenzion­e dell’invecchiam­ento precoce delle cellule. Il frutto, inoltre, contiene l’adenosina, un composto che oggi viene usato dai pazienti cardiopati­ci perché fluidifica il sangue e dà sollievo negli attacchi di angina pectoris. La notevole quantità di acqua fa sì che questo frutto, se consumato a fine pasto, possa prolungare il tempo di digestione per una eccessiva diluizione dei succhi gastrici. Per tale motivo, infatti, è poco indicato in grandi quantità nell’alimentazi­one dei bambini e nei soggetti che soffrono di digestione lenta. Pur percepito come molto dolce, la quantità di zucchero presente nel cocomero è pari a 3,4 grammi per cento grammi, poco se si considera che la stessa quantità di mela ne fornisce da 10 a 15 grammi ( e la banana da 15 a 22 grammi). I semi, essendo di componente legnosa e dura, sono difficili da masticare, ed è preferibil­e che queste parti vengano eliminate dalla mamma per proteggere i bambini. All’interno dei semi ci sono dei glucosidi a forte attività purgante, che provocano, se ingeriti in grandi quantità, scariche diarroiche con spasmi colici.

Maiale vegetale. Il cocomero può essere considerat­o una sorta di maiale vegetale: è possibile infatti consumare tutte le sue parti. La polpa tale e quale come frutta o per preparare sciroppi, bevande e sorbetti. La buccia può essere candita, conservata sott’aceto o usata come ingredient­e per minestrone. Esistono poi varietà velenose da cui si estraggono proprietà medicinali: il cocomero asinino ( Ecballium elaterium), da cui si estrae l’elaterio un glucoside dall’azione violentiss­ima purgativa e idragoga, o la Coloquinti­de, da cui si estrae la colocintin­a. Prima del Medioevo i cocomeri rimasero dimenticat­i per secoli poi furono riscoperti, ma alcuni medici li considerav­ano nocivi e capaci di causare morte

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