La vocazione a Internet di Alessandro Magno
Seconda uscita della collana dedicata ai grandi della storia
Giocando con la storia si potrebbe dire che, prima di Internet, fu Alessandro Magno, il condottiero in grado di unire popoli e culture differenti, a rendere possibile lo scambio di informazioni e saperi da una parte all’altra del mondo. Che cosa fosse e che cosa significasse la nuova civiltà ellenistica, probabilmente non lo immaginavano nemmeno gli stessi protagonisti. Di fatto, si rivelò il primo caso di “totale sincretismo culturale”, come è scritto nelle pagine introduttive di Alessandro Magno e gli imperi ellenistici, la seconda uscita della collana “Grandangolo” in edicola con il Corriere della Sera dal prossimo 3 settembre al prezzo di 5,90 euro, escluso il costo del quotidiano. Giusto per restare intorno alla metafora del mondo racchiuso in una sorta di Web del IV secolo a. C., basti pensare che Menandro, tra i più grandi autori teatrali al tempo di Alessandro il Macedone, decise di avvicinarsi al Buddismo, passando dal culto degli dei dell’Antica Grecia al pensiero delle Quattro nobili verità. Così, per pura curiosità intellettuale. Con Alessandro, infatti, l’Oriente, conquistato nel corso dei suoi dodici anni di dominio, si integrò alla perfezione con gli usi e costumi occidentali. Soprattutto grazie ad una accorta politica matrimoniale e multirazziale. Per esempio, a Susa, tra le capitali dell’impero persiano, Alessandro il Grande volle che fossero celebrate le nozze tra i suoi diecimila uomini macedoni e altrettante donne persiane. Certo, la cosa contribuì non poco a scatenare la rabbia dei veterani macedoni, rimasti fedeli ai valori di Filippo II, il padre di Alessandro. Una parte dell’esercito cominciava a non vedere di buon occhio ciò che Franca Landucci —- curatrice del secondo volume della collana Grandangolo— definisce deriva orientalizzante.
Metafora di un impero. La serie del Corriere — il cui primo volume, dedicato a Pericle e la Grecia classica, sarà in edicola dal prossimo 27 agosto al prezzo speciale di un euro — oltre a soffermarsi sul protagonista del periodo trattato, ricostruisce, tra l’altro, la storia economica e sociale dell’epoca. Da ritrovare anche nella disposizione tattica degli eserciti in tempo di guerra, vera e propria metafora di un impero che abbracciava di fatto l’Oriente con Occidente. Scrive Landucci nel volume dedicato ad Alessandro: « Nell’età ellenistica ci fu una progressiva professionalizzazione degli eserciti: poiché i vari monarchi facevano a gara ad arruolare i migliori soldati disponibili, fu grandemente incrementato il numero dei mercenari greci e macedoni, che, addestrati in patria alle tradizionali tattiche oplitiche, erano considerati in assoluto i migliori fanti da combattimento e trovavano ottime occasioni di ingaggio » . In questa fusione tra “greci” e “non greci”, era destino però che qualcosa dovesse essere pagato alle leggi della storia. Lo studioso inglese Robin Lane Fox ha giustamente ricordato che con Alessandro III di Macedonia gli atleti greci finirono per gareggiare nel caldo soffocante del Golfo Persico, o che Omero venne tradotto nella lingua indiana, ma era fin troppo chiaro che qualcosa si sarebbe dovuto cedere alla logica dei tempi, forse non ancora maturi. E se per alcuni, il dazio della propria grandezza il Macedone conquistatore finì per pagarlo con una morte sopraggiunta troppo presto, a soli 33 anni nel 323 a. C., per altri, come lo storico statunitense Ian Worthington, occorrerebbe chiedersi se si possa definire addirittura « Grande, un re che preferisce la guerra continua al consolidamento dei territori conquistati e a un governo duraturo » .