E Napoleone prese una scossa da Alessandro Volta
Bonaparte si infatuò (intellettualmente) del fisico italiano e lo volle incontrare più volte. Anche a Parigi, dove l’inventore della pila mise in evidenza le sue doti di tombeur de femmes
Un giorno del 1803 Napoleone, entrando nella biblioteca dell’Institut de France a Parigi, vide un trofeo di corona d’alloro eretto per onorare Voltaire, esempio eloquente della sapienza e della gloria francese. Il condottiero, all’epoca Primo Console, si avvicinò e diede una scorsa all’iscrizione che risaltava ben in vista tra le foglie: « Au grand Voltaire » . Agendo probabilmente d’istinto, fece subito un gesto sorprendente, si mise a grattare via alcune lettere della frase. Chi era presente alla scena lesse allora con meraviglia le parole rimaste: « Au grand Volta » . L’aneddoto è raccontato nell’opera di Victor Hugo Shakespeare e — anche se non abbiamo conferme contemporanee della sua veridicità — esprime fedelmente l’ammirazione che Napoleone Bonaparte provò nei confronti di Alessandro Volta, probabilmente con Enrico Fermi, il più grande fisico italiano dopo Galileo. Il primo incontro tra il generale e lo scienziato— che insegnava fisica all’Università di Pavia— avvenne nel marzo 1796, durante la vittoriosa calata dei francesi nella penisola italiana. Il fisico fece parte di una delegazione inviata dalla città di Como per rendere omaggio a Bonaparte che prendeva possesso di Milano. Ma soprattutto importanti furono i ripetuti colloqui che i due ebbero nel 1801 quando Alessandro, in compagnia del chimico Luigi Valentino Brugnatelli, si recò a Parigi allo scopo promozionale di conoscere gli scienziati transalpini e divulgare l’invenzione della pila elettrica, un dispositivo che per la prima volta nella Storia aveva reso possibile la produzione e il controllo di un flusso continuo di elettricità. Annunciata il 20 marzo 1800 con una lettera scritta in francese al botanico Joseph Banks, presidente delle Royal Society di Londra, il nuovo ritrovato sfruttava la naturale tendenza “elettromotrice” delle coppie bimetalliche separate da feltri imbevuti in acqua salata o in altri liquidi elettrolitici. La pila coronava nel modo migliore anni di grande creatività scientifica che avevano già fruttato al fisico italiano importanti riconoscimenti interna- zionali come la medaglia Copley della Royal Society di Londra, una specie di premio Nobel dell’epoca.
Maestro di doppi sensi. A Parigi Alessandro si calò con facilità nel mondo che contava, frequentando salotti importanti come quello di Madame de Staël, di Carlo Imbonati e Giulia Beccaria. Del resto aveva tutto per piacere: alto e di bell’aspetto, la fronte spaziosa, elegante nel portamento, gentile nei modi. Nonostante una sorta di “maestosa negligenza” che lo faceva spesso apparire distante era prontissimo nella battuta, salace nei giochi di parole, fulmineo nel cogliere i doppi sensi, insomma un vero maestro del calembour e della sociabilité galante, così diffusa in quel mondo scintillante. Parte del suo successo mondano era dovuto alla naturale simpatia che sapeva suscitare, soprattutto nelle donne. Alessandro le attraeva ricambiandole con un interesse altrettanto grande. Il fisico tedesco Georg Christoph Lichtenberg, incontrandolo nel 1784, aveva
« In una cena in casa mia, facendo baldoria fin verso l’una, ho notato che s’intende molto di elettricità delle ragazze » , disse un collega tedesco
scritto in una lettera: « È un bell’uomo e, in alcune ore assai libere durante una cena in casa mia, nella quale facemmo baldoria fin verso l’una, ho notato che s’intende molto di elettricità delle ragazze » , aggiungendo in un’altra lettera che Volta era « un vero cuscinetto a strofinamento per le signore » . E in una delle sere parigine, mentre con Brugnatelli si recava alla casa Imbonati attraversando strade piene di trattorie, sale da gioco e caffè traboccanti avventori, si mise a contare con curiosità il numero di prostitute incontrate in un singolo giro attorno al Palais Royal e, sorprendentemente, la stima ammontò a ben centododici. A parte le distrazioni mondane, Parigi costituì un grande momento nella sua vita scientifica grazie agli incontri con i principali esponenti della cultura francese. Il 6 novembre 1801 rivide Napoleone al Palazzo delle Tuileries nel corso di una pubblica udienza. In piedi, fiancheggiato dagli altri due consoli, il condottiero vestiva un abito di velluto scarlatto, ricamato in oro e calzava
stivali con speroni d’argento. Si intrattenne ripetutamente con il fisico italiano al quale disse che spingendo oltre le ricerche sull’elettricità « si poteva giungere a scoprire nuove leggi e forse dimostrare che la macchina animale è regolata in molta parte dal fluido elettrico » . Il giorno dopo il fisico suscitò entusiasmo all’Institut de France con una conferenza sul galvanismo e alcuni esperimenti sull’elettricità. Napoleone, espressamente presente per ascoltarlo, prese poi la parola e propose di conferirgli una medaglia d’oro invitandolo a continuare le sue ricerche a spese della nazione francese. Ma un ben più intenso stupore avrebbe provato assistendo alle meraviglie della pila elettrica. Il grande momento del fisico italiano giunse infatti il successivo 12 novembre. Volta spiegò il fenomeno della differenza di potenziale fra due metalli dissimili, poi mostrò una pila composta da ottantotto copie metalliche di zinco e argento che era in grado di generare « scosse fortis- sime, e scintille » e riusciva a fondere rumorosamente un filo d’acciaio. Niente di simile si era mai visto. Molto impressionato il Primo Console si intrattenne con Volta per un’ora e mezza: era di « buonissimo umore, facile, e grazioso » , come il fisico scrisse al fratello, e gli fece molte domande. Il successivo 8 dicembre gli assegnò una “gratificazione” di seimila franchi, in seguito lo insignì della Legion d’onore e del titolo di conte. Napoleone ammirava grandemente la scienza e in quel momento nessuno era in grado di rappresentarla meglio di Alessandro Volta, simbolo destinato a durare di sagacia inventiva. Quando molti decenni dopo si trattò di trovare il modo migliore per indicare l’unità di misura della tensione elettrica, in suo onore si utilizzò opportunamente il termine “volt”. Così il fisico italiano, trasformatosi in un eponimo menzionato quotidianamente da milioni di persone, trovò la strada spianata per l’immortalità.
2- continua *Storico della medicina, saggista, scrittore.