L’antieroe da T-shirt ha sdoganato la droga
Primo successo della “post-televisione” che ha conquistato anche chi non guarda la tv. Con provocazioni e violazioni del buon gusto
La domanda di partenza che si potrebbero fare molti, è semplicemente se Breaking Bad non sia poi questo gran capolavoro, ma solo una storiaccia davvero eccessiva. Soprattutto adesso che lo stesso Walter White, il protagonista che pure sembrava morto alla fine della scorsa stagione, viene fatto risorgere pur di spremere, ancora per qualche puntata, un successo così clamoroso. Come potrà mai essere, se non tirata al massimo, anche la postultima serie sulle vicende del professore diventato boss delle droghe sintetiche? Eppure Breaking Bad rappresenta un fenomeno davvero particolare, anche sul piano sociale. Parlando di televisione, questo telefilm è il vero e proprio primo grande successo della “tv- dopo- la- tv”. Hbo, la rete via cavo che con i Soprano ha aperto la strada del Rinascimento seriale, si sognava di promettere giusto come slogan che quella non era più televisione ( « It’s not tv, it’s Hbo » ) : grazie a Breaking Bad, la promessa è diventata realtà, attraverso Amc prima e Netflix poi, nella cui piattaforma online questo telefilm risulta in assoluto il titolo più visto. Del resto, questa è la serie che ha conquistato soprattutto quel pubblico che fino a ieri si faceva snobisticamente vanto di non guardare la televisione, e forse lo fa ancora adesso. Nella rivoluzione che ha investito il mondo dei mass media, mentre si spegne la tv tradizionale, popolare e “lineare” ( ovvero organizzata con programmazioni in linea e non a richiesta), le serie americane conquistano una nuova posizione centrale, sottraendo addirittura lo spazio tradizionale del romanzo, come teorizzato per primo da Norman Mailer. Ma è nella realtà sociale vera e propria che si scopre l’altro lato clamoroso del fenomeno Breaking Bad. Il protagonista, diventato subito un eroe da T- shirt, non solo è uno spietato produttore di metanfetamine ma porta anche, bene stampato sotto l’immagine, il soprannome di un celebre scienziato e imprenditore nazista, Heisenberg, autore del principio d’indeterminazione. Con queste violazioni “provocatorie” dei limiti sociali del buon gusto, s’insegue platealmente anche quel pubblico che fa di un certo ostentato anticonformismo lo stile di vita. Mai, fino a Breaking Bad, la tv aveva sdoganato e normalizzato così il mondo della droga ( vedi riquadro), e questo è l’impasto di base che è stato “cucinato” dall’autore Vince Gilligan, che ovviamente ha dovuto affrontare una trafila di rifiuti prima di farcela.
Contro l’archetipo femminile. Si è molto scritto a proposito del valore di metafora sociale del personaggio straordinariamente interpretato da Bryan Caston: il professore di chimica che si dà alla droga dopo aver scoperto di essere malato di cancro, con tanto di figlio disabile a carico, nel pieno dell’infuriare dei venti della crisi e dei tagli al welfare, è una sorta di personificazione della risposta individualistica all’impegnativa contingenza economica. Ma il fulcro della storia alla fine è un altro, e uno solo: la discesa agli inferi di un piccolo borghese qualunque, e la scoperta del profondo lato nero di un uomo tranquillo, che noi spettatori siamo chiamati a condividere. È la versione finale più disinvolta dell’antieroe stile Soprano, sottolineata da una regia lenta e accuratissima nei dettagli. Illuminante è stato anche il personaggio della moglie del professore, Skyler ( l’attrice Anna Gunn), figura dalle
Ma il fulcro della storia alla fine è soltanto uno: la discesa agli inferi di un piccolo borghese qualunque, la scoperta del profondo lato nero di un uomo tranquillo