Lei invita lui, che ha il viso riverso nella neve, a rialzarsi
Una donna guarda verso la macchina da presa sorridendo. Non sentiamo quello che dice. Ha un’aria felice, quasi beffarda. Si rivolge verso di noi e ci invita a muoverci, ad alzarci. L’inquadratura è offuscata ai lati, come se fosse un sogno o la visione di un uomo che sta perdendo i sensi. La giovane insiste, come un monito di vita che non vuole abbandonare un corpo esanime. Di colpo sentiamo un respiro. Vediamo una figura, immersa in una tormenta, che si risveglia dal suo letto bianco di morte. L’inquadratura è stretta sul primo piano di quest’uomo che ha il viso riverso sulla neve. Il freddo ha sciolto le sue sembianze umane: pare una maschera di gomma senza una faccia dentro. Il fumo segna il suo respiro faticoso. Con un occhio spento, guarda verso l’orizzonte in cerca di uno spiraglio di sole. Il vento sembra chiedergli: « Dov’è finita la tua depressione di uomo vinto dalla noia? Dov’è tutta quella spavalderia che ti ha fatto sfidare la natura quasi fino a toccare il cielo? » . È svanito tutto, spazzato via da una tormenta. Ora, non gli rimane che seguire l’invito del suo amore ed alzarsi. C’è chi ha pagato con la vita la sua superbia e chi, come lui, porterà per sempre i segni di una sfida troppo grande per un individuo qualunque. L’uomo lascia uscire un ultimo gemito prima di mettersi in piedi e riprendere la strada impervia verso la salvezza.